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L'OSPITEÈ vero che il parco porta benessere? - Un confronto fra Zernez e Onsernone

06.06.18 - 22:00
Marco Garbani Nerini, Vice Sindaco di Onsernone
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È vero che il parco porta benessere? - Un confronto fra Zernez e Onsernone
Marco Garbani Nerini, Vice Sindaco di Onsernone

Nel dibattito che si svolge in queste settimane sull’utilità o meno di creare un parco nazionale nel Locarnese è stato ribadito a più riprese dai contrari che esso avrebbe un impatto minimo a livello locale. Nella brochure distribuita ai fuochi del comprensorio dal comitato “noalparco” si qualifica il parco addirittura di “costoso” e “inutile”. Gli oppositori al progetto affermano poi addirittura, ma senza uno straccio di prove, che i dati statistici dimostrerebbero che, cito: “un parco nazionale non incentiva il ripopolamento delle zone discoste”. Beh, vediamo come stanno le cose in realtà, prendendo da una parte l’esempio di Zernez, il comune grigionese che nel 1914 permise che nascesse sul suo territorio il Parco Nazionale dell’Engadina, e dall’altra il comune di Onsernone, che in questi ultimi cento anni il parco non l’ha avuto, e paragoniamo lo sviluppo economico e demografico delle due realtà.

Zernez e l’Onsernone, due realtà alpine con molto in comune

Al di là delle evidenti diversità territoriali e storiche, ci sono interessanti similitudini fra Zernez e Onsernone: entrambi sono comuni periferici; entrambi fino alla fine dell’800 vivevano di un’economia agricola alpina di sussistenza, nel caso dell’Onsernone supportata dalla fine del seicento anche da una fiorente manifattura della paglia di segale; entrambe le comunità, per procacciarsi maggiori introiti, avevano appaltato lo sfruttamento della loro principale risorsa locale, il loro immenso patrimonio forestale, a ditte estere. Sfruttando l’insaziabile fame di combustibile e di materiale da costruzione della nascente industria, queste ultime procedettero a un disboscamento brutale delle rispettive valli, un disboscamento che causò disastrose frane e alluvioni. Da Zernez il legname veniva trasportato col metodo della fluitazione, cioè tramite i corsi d’acqua, fino alla vicina Austria, dall’Onsernone partiva, dapprima con lo stesso metodo e più tardi con le teleferiche, verso la vicina Lombardia. Questo disboscamento scriteriato ricorda per certi versi quel che succede oggi in molti paesi del terzo mondo, ma allora il terzo mondo si trovava proprio qui da noi. Le cose cambiarono con l’avvento del carbone e del petrolio, combustibili fossili che rimpiazzarono in breve tempo la legna, ecco perché sia Zernez, sia l’Onsernone divennero terre d’emigrazione.

Inizio del 20° secolo, le strade si separano

Ed eccoci dunque all’anno 1900, l’inizio del 20° secolo quando le strade seguite dalle due comunità si separano. In quell’anno Zernez contava 596 abitanti, l’Onsernone 2'821. Visto lo scarso valore produttivo delle sue zone agricole di montagna, il comune di Zernez colse l’occasione dell’iniziativa lanciata nel 1909 da persone provenienti da un ceto sociale colto della Svizzera tedesca di fondare un’area protetta per affittare loro parte del proprio territorio comunale e assicurarsi così delle entrate supplementari. Questo contratto fu poi gradualmente più volte adattato fino a raggiungere la durata massima di 99 anni. Oggi Zernez mette a disposizione del Parco Nazionale dell’Engadina il 68% del proprio territorio comunale. L’Onsernone, dal canto suo continuò a campare. Nei primi tre decenni il Parco Nazionale dell’Engadina, che a differenza del nostro è una riserva integrale, attirò soprattutto i ricercatori interessati a scoprire come si evolve la natura nell’arco alpino senza l’intervento dell’uomo. Poi, negli anni 50 e 60 venne scoperto dagli Svizzeri come meta d’escursionismo, con un impatto molto positivo sull’economia del comune. Nel 1980 gli abitanti di Zernez erano già più che raddoppiati, salendo a 1'319, mentre quelli dell’Onsernone erano brutalmente calati dei 2/3, arrivando a quota 895.

A Zernez il parco ha portato un’economia fiorente

Oggi Zernez, un comune periferico che si trova molto più lontano dai grandi centri urbani dell’Onsernone, conta addirittura 1'532 abitanti, quasi il triplo di 100 anni fa e con solo 1/5 della popolazione in età superiore ai 65 anni, una struttura per classi di età simile a quella del resto del paese.  
 
Esso dispone di un’economia fiorente con ben 15 strutture alberghiere e numerose imprese nei campi più diversi, come falegnamerie, parrucchieri, ristoranti, bar, do it, lattoniere, impresa di pittura, di costruzioni in legno, studio d’architettura, una Coop, un Denner, una panetteria, garage, banche, per non citarne che alcune. Di lavoro, oggi a Zernez ce n’è per tutti e i maggiori datori di lavoro sono i settori del Turismo e dell’edilizia. Se il consigliere nazionale e presidente della Federazione dei cacciatori ticinesi Fabio Regazzi prima di parlare si fosse dato la pena di informarsi in modo più accurato, probabilmente si sarebbe accorto che anche una riserva naturale integrale, come il Parco Nazionale dell’Engadina, porta ricchezza ai suoi comuni e non sarebbe andato in giro a raccontare che un parco “è fatto per spopolare piuttosto che rilanciare le valli”.

E l’Onsernone?

Senza il sostegno di un parco nazionale il nostro declino, come quello di tutte le zone periferiche di montagna, è continuato anche negli ultimi decenni. Dopo la seconda guerra mondiale è pure cessato lo sfruttamento dei boschi e sempre più giovani hanno lasciato la valle per cercare fortuna altrove. Oggi la popolazione è oramai sotto la barra dei 700, meno di ¼ di quella che avevamo poco più di cent’anni fa. Inoltre abbiamo una società che invecchia sempre di più e in cui 1/3 degli abitanti ha oramai oltrepassato la soglia fatidica dei 65 anni. E il turismo, che i detrattori del parco considerano un fattore trascurabile? Ebbene le nostre infrastrutture alberghiere si riducono a sole due, mentre il resto delle imprese diminuisce a vista d’occhio. Ecco perché il Parco Nazionale del Locarnese è tanto prezioso per noi Onsernonesi, tanto più che non sarà una riserva integrale come quello dei Grigioni, ma un parco antropico con spazi sia per l’uomo, sia per la natura. Ecco perché invito tutti i miei concittadini a votare SI il prossimo 10 giugno!

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