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L'OSPITEValorizzare i civilisti, non discriminarli!

17.02.18 - 08:38
Massimiliano Ay, granconsigliere del Partito Comunista ed ex-civilista
Ti Press
Valorizzare i civilisti, non discriminarli!
Massimiliano Ay, granconsigliere del Partito Comunista ed ex-civilista

Stephan Meier è stato un attivista per il diritto all’obiezione di coscienza e si è impegnato molto per il servizio civile sostitutivo al servizio militare nel nostro Paese. L’ho conosciuto una decina di anni fa: lui era un infaticabile promotore dell’Associazione svizzera dei civilisti, a cui avevo aderito fin dalla fondazione. Talvolta collaboravo al bollettino sociale traducendo dei testi e nel 2007 ho fatto parte con lui della giuria per il concorso letterario indetto in onore dei primi dieci anni del servizio civile.

E’ da anni ormai che con Stephan non ci sentiamo, per questo mi ha fatto piacere leggere il suo articolo intitolato “I miei primi venti anni di servizio civile” uscito sul numero di aprile 2017 de “Le Monde Civil” e ripreso in italiano sul numero 27 del trimestrale “Nonviolenza” del giugno scorso. E’ un articolo che ripercorre l’impegno di Stephan per la causa dell’obiezione al militarismo svizzero e che in conclusione afferma l’evoluzione dall’Associazione svizzera dei civilisti alla Federazione mantello del servizio civile CIVIVA e il futuro che potrebbero godere i civilisti. Ed è su questi aspetti che vorrei provare a ragionare.

L’autore afferma che “contrariamente all’associazione dei civilisti, CIVIVA era connessa dal principio al mondo politico e ha così potuto forgiare le opinioni in parlamento” contrastando le pressioni della destra conservatrice. A titolo di esempio cita, giustamente, la lotta per conservare la prova dell’atto e il riconoscimento del servizio civile nelle scuole.

Quando si trattò di sciogliere l’Associazione dei civilisti facendola confluire in CIVIVA ero personalmente piuttosto scettico: certamente approvavo la necessità di avere una copertura politica e parlamentare, così come riconoscevo l’opportunità di un’organizzazione mantello che coordinasse l’intervento dei vari soggetti amici del servizio civile. Tuttavia ritenevo utile assicurare l’esistenza di un’associazione che mantenesse un carattere categoriale e assumesse anzi, in modo molto più marcato, una valenza di tipo sindacale, organizzando direttamente i civilisti in quanto lavoratori, non solo privi attualmente di reali diritti sindacali, ma anche talvolta utilizzati come manodopera di rimpiazzo a basto costo.

Una situazione che va risanata il prima possibile, ben sapendo che essa è un elemento che non favorisce l’immagine e l’attrattività del servizio civile di fronte alle nuove generazioni. Dobbiamo infatti tenere presente che il servizio militare sta molto giocando su incentivi di vari genere (dagli stipendi, alla patente di guida, ai brevetti di pilota, ai crediti universitari riconosciuti dagli atenei, ecc.) una forma di “corruzione” dei giovani che altrimenti non vedrebbero molto di positivo nella scuola reclute. Siamo di fronte, insomma, a un tentativo di rendere l’opportunismo un valore: che ciò lo faccia l’esercito non ci stupisce, che a volte però non si contrasti questi atteggiamenti nemmeno a scuola o nei movimenti politici (soprattutto quelli di sinistra) invece indigna!

Stephan conclude il suo articolo con un auspicio interessante: «Un giorno i civilisti non saranno più visti come degli obiettori di coscienza ma come degli specialisti della pace». In tal senso occorrerà riprendere il tentativo finora vano di «fare del servizio civile uno strumento della politica di pace» della Confederazione. E aggiungerei io: che sia parte di un progetto politico volto a sostenere una prassi di cooperazione allo sviluppo che non sia né caritatevole né neo-coloniale, ma si basi bensì su un concetto win-win di sviluppo delle forze produttive.

Nel contempo i civilisti potranno essere una parte della diplomazia informale e dal basso, da popolo a popolo, che nel contesto della geopolitica multipolare che si va delineando dovrà assumere sempre maggiore importanza, ritrovando magari così la neutralità smarrita del nostro Paese.

 

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