Francesco Piemontesi, pianista e direttore delle Settimane Musicali di Ascona
Questo titolo provocatorio non è solo uno slogan, ma un riassunto della relazione importante tra le radiotelevisioni svizzere e la cultura del nostro territorio. In questo dibattito politico ho sentito troppo spesso parlare solo di televisione, come a intendere, che il canone serva solo a questo. La realtà è ben diversa, anche se purtroppo se ne parla troppo raramente.
Le radio e le televisioni hanno un ruolo fondamentale nella promozione della cultura in tutte le sue forme: musica, cinema, spettacoli ed eventi. Prendiamo il caso dell’Auditorio Stelio Molo di Besso. La RSI offre uno spazio di qualità unico nella Svizzera italiana per concerti e registrazioni che vengono diffusi, non solo alle radio o in televisione, ma anche tramite molti altri canali di diffusione, dall’online al CD. Ho avuto modo negli ultimi dieci anni di registrare per tutte le maggiori emittenti radiofoniche al mondo e onestamente è difficile trovare altrove le condizioni di professionalità che offre la RSI: la qualità dei tecnici, l'acustica splendida dell`Auditorio, la qualità degli strumenti e la gentilezza del personale. Per quanto mi riguarda devo i miei primi passi alla RSI: le prime registrazioni radiofoniche, le prime interviste, i primi concerti con l´orchestra, i primi contatti con l´estero. Senza questo aiuto avrei difficilmente realizzato il mio cammino in così poco tempo.
Un evento come le Settimane musicali di Ascona, è possibile grazie al sostegno dei suoi sponsor, ma devo pure ricordare il ruolo vitale che ha la radio per pubblicizzare, trasmettere e registrare questa rassegna musicale. La stessa Orchestra della Svizzera italiana (OSI) esiste grazie alla presenza di un servizio pubblico che garantisce loro visibilità e fondi per continuare a fare musica ad altissimo livello. Ricordiamoci che nel 1947, “su incitamento di Radio Lugano”, Richard Strauss - uno dei maggiori compositori del Novecento - compose il Duett-Concertino per l´OSI, un brano che troviamo oggi nelle maggiori sale da concerto al mondo. Anche la collaborazioni con i compositori Mascagni, Honegger, Milhaud, Frank Martin, Berio e Penderecki e i direttori Ansermet, Stravinskij, Stokowski, Celibidache, Scherchen sono tra le più prestigiose che un´orchestra può annoverare.
Senza il canone radiotelevisivo, una radio puramente commerciale non avrebbe più i mezzi per finanziare e alimentare la cultura del nostro territorio. Io sono cosciente che il mondo andrà avanti anche se il Ticino dovesse perdere tutte le sue radio e televisioni. Mi chiedo però se, nella foga di parlar solo di libera scelta, privatizzazioni e libero mercato, non abbiamo perso di vista la ricchezza culturale di casa nostra, che il 4 marzo rischia definitivamente di essere inscatolata e archiviata per sempre. La cultura è fin dai tempi dei greci un bene pubblico, che se non vuole scadere solo in un reality show, ha bisogno di un servizio pubblico che lo alimenti. La cultura non è un semplice prodotto che si può vendere all’asta, ma una ricchezza indivisibile della collettività. Ecco perché provocatoriamente dico che No Billag significa No Cultura.