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OSPITEUn NO convinto per la democrazia nell’informazione

23.01.18 - 14:44
Roberto Martinotti, presidente VPOD Ticino
Ti Press
Un NO convinto per la democrazia nell’informazione
Roberto Martinotti, presidente VPOD Ticino

La votazione del 4 marzo è un’importante test per il servizio pubblico. Un’altra volta c’è chi vorrebbe frantumare quanto in anni di lavoro si è costruito per mantenere alto il livello del nostro servizio radiotelevisivo svizzero. C’è CHI vorrebbe con false ragioni eliminare un tassello importante della nostra democrazia attraverso la soppressione del finanziamento di un servizio pubblico, che non ha mai smesso di darci svago, cultura, sport e soprattutto informazione oggettiva.

Dobbiamo votare un sentito e convinto NO all’iniziativa No Billag, che non è altro che un tentativo di eliminare la SSR a vantaggio di un servizio privatizzato e sicuramente di parte, probabilmente gestito da magnati esteri. Questa è un’iniziativa violenta, prima di fondamento democratico e che mira esclusivamente a favorire gli interessi delle ditte private e dei media stranieri.

Un nostro errore di valutazione nell’urna potrebbe voler dire la fine di una radiotelevisione di lingua italiana e di altre emittenti regionali, la soppressione quasi certa di oltre 1100 posti di lavoro solamente nella Svizzera italiana. Come presidente del Sindacato dei servizi pubblici VPOD Ticino sottolineo anche che l’iniziativa No Billag significa pure la condanna a morte della nostra Orchestra della Svizzera Italiana, che tanto ha dato al Canton Ticino e Grigioni nella sua storia, iniziata nel lontano 1935.

Per dimostrare la nostra appartenenza alla cultura del nostro territorio, per dimostrare che vogliamo mantenere vivo il servizio pubblico quale punto cardine della nostra democrazia, vi invito a partecipare numerosi alla manifestazione popolare indetta il 27 gennaio alle 14.30 a partire dalla Stazione FFS di Bellinzona. E vi invito a votare un NO convinto all’iniziativa popolare dell’11 dicembre 2015 per l’abolizione del canone radiotelevisivo, per poter anche in futuro accendere la nostra televisione e la nostra radio, nella certezza che dietro ad essa c’è ancora chi crede nella divulgazione democratica dell’informazione.

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