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L'OSPITEUniti per riavere la Svizzera italiana in Governo!

01.08.17 - 08:25
Sinue Bernasconi
Uniti per riavere la Svizzera italiana in Governo!
Sinue Bernasconi

L’uomo giusto, al momento giusto... nel posto giusto. Sì, a Berna, nella stanza dei bottoni, laddove si decide il futuro del nostro Paese. Svizzera italiana compresa. Quella è la prossima fermata per Ignazio Cassis, medico e tra i parlamentari più influenti e rispettati del Paese. Un treno partito nemmeno troppi anni or sono, nel 2007, subentrando in sordina all’allora Consigliera nazionale Sadis – eletta in Consiglio di Stato – e raggiungendo i colleghi Pelli e Abate. Poi i quattro anni di gavetta in veste di vice-capogruppo, coronati dall’onore e l’onere, dal novembre 2015, di ricoprire la carica di capogruppo PLR alle Camere federali. Un cammino politico senza scivoloni, che pare destinato a riservargli un’emozione – oltre che un’immensa sfida – che fino a poche settimane fa pareva impossibile pure nei suoi sogni più rosei: divenire l’ottavo Consigliere federale ticinese nella storia della Svizzera moderna.

Già medico cantonale, gran conoscitore delle istituzioni e dei sottili meccanismi che muovono politica ed economia, Ignazio Cassis è un personaggio versatile, carismatico e affabile. Uno che piace di primo acchito, di compagnia, con la battuta – ma anche il saggio consiglio – sempre pronti. Soprattutto, possiede una dote che troppo raramente abita la casta dei politici: l’ascolto. Ma non quell’ascolto di facciata dettato dalla buona educazione e dalle convenzioni: un ascolto vero, empatico, sincero. Ciononostante, voci si sono levate contro la decisione della dirigenza del PLRT di proporre una sola candidatura, considerata dai vertici – dopo aver attentamente valutato pro e contro – come la miglior opzione per massimizzare le possibilità di essere (finalmente!) di nuovo rappresentanti in Consiglio federale. Se la tempistica della comunicazione ai media è discutibile (non sarebbe stato preferibile ufficializzare la decisione dopo l’avallo del Comitato cantonale che avverrà – salvo fuochi d’artificio anticipati – proprio il giorno della festa nazionale? Non si sarebbe in tal modo lasciato meno tempo alle altre Sezioni, soprattutto romande, per pianificare la strategia d’attacco al “seggio Cassis”?), non posso che
 
sostenere appieno la scelta della candidatura unica, che è frutto di una strategia ben ragionata (ad esempio riduzione della dispersione di voti su più candidati ticinesi) e vuole render merito all’impressionante carriera – professionale, politica e militare – sino a oggi condotta da Ignazio. Un candidato unico significa: “Siamo convinti, pur riconoscendo l’esistenza di altri validissimi profili – vedansi Vitta, Sadis, et al. – questa è la persona che oggi più di tutte può fare la differenza a Berna. E può farla a favore del Ticino e dei Ticinesi”. La scelta della candidatura unica in luogo del ticket non è una decisione contro qualcuno, ma la scelta deliberata e ben ponderata di una strategia che si ritiene vincente. La tattica del candidato unico si sarebbe con ogni probabilità difesa indipendentemente dal nome del candidato. Se poi quest’ultimo risponde al nome di Ignazio Cassis, ossia uno dei parlamentari più influenti a Berna, classificatosi addirittura nella top ten nella graduatoria recentemente stilata dalla Sonntagszeitung (che – è bene sottolinearlo – include i ben 246 deputati che compongono le due camere), la decisione del PLRT appare ancora più logica.

Aldilà delle simpatie e della fede partitica, un ticinese a Berna – checché ne dica la bisbetica Leuthard – non può che far bene alla Svizzera italiana: è indubbio che un Consigliere federale ticinese potrà rivendicare una maggior attenzione a tematiche e progetti che toccano particolarmente la nostra regione, come le distorsioni del mercato del lavoro co-causate dalla libera circolazione e il compimento di opere essenziali per migliorare la mobilità, come l’estensione di AlpTransit a sud di Lugano, il tanto atteso collegamento del Locarnese alla rete autostradale nazionale (A2-A13) e l’incentivazione del trasporto intermodale (ad esempio tramite la costruzione di P&R a cavallo della frontiera e nelle cinture urbane).

In quest’occasione più unica che rara – quanto inattesa – dobbiamo mostrarci uniti e porci un obiettivo comune: ritornare a essere rappresentati in seno al Governo federale. E sarebbe anche ora: la Svizzera francese è rappresentata in Consiglio federale ininterrottamente dal 1848. Non è invece il caso – ahinoi – della Svizzera italiana, che è assente da questo collegio dai tempi del Consigliere federale Flavio Cotti (1987-1999). Ma non disperiamo, il primo gennaio del 2000 è infatti entrato
 
in vigore un capoverso della Costituzione (cpv. 4 dell’art. 175) riguardante la composizione del Consiglio federale che recita: “Le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate”. Resta da capire cosa significhi quell’“equamente rappresentate”, visto che dall’era Cotti – ossia da 18 anni a questa parte! – non vi è più stato nessun rappresentante della Svizzera italiana in seno al Governo federale. È giunto dunque il momento di rivendicare, se non in nome della coesione nazionale avvalendoci della nostra Magna Charta, ciò che ci spetta di diritto.

Da parte mia, sono convinto che l’umiltà, le grandi competenze professionali e la capacità di concertare costruttivamente con ogni forza politica daranno alla Svizzera italiana ciò di cui oggi ha più che mai bisogno: un Consigliere federale dopo un digiuno durato quasi 20 anni!

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