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L'OSPITEStrategia energetica realistica

29.04.17 - 09:28
Marco Romano, Consigliere nazionale PPD
tipress
Strategia energetica realistica
Marco Romano, Consigliere nazionale PPD

La Strategia energetica 2050 sulla quale siamo chiamati a votare il prossimo 21 maggio non è il frutto del “populismo di sinistra” come afferma, anche da queste colonne, in maniera stereotipata chi la combatte senza proporre alternative, ma dell’impegno del Consiglio Federale per trovare una via percorribile all’uscita dal nucleare senza aumentare le emissioni inquinanti. Le misure proposte dalla Consigliera federale Doris Leuthard sono state discusse, aggiustate e approvate a larga maggioranza da entrambe le Camere federali. Si tratta di tipici compromessi svizzeri che hanno coinvolto tutti gli attori del sistema, non di forzature o misure draconiane. Tutti i partiti nazionali ad eccezione dell’UDC, nonché numerose organizzazioni economiche tra cui l’Unione Svizzera delle Arti e Mestieri e Swisscleantech la sostengono.

L’energia nucleare in Svizzera garantisce oggi circa il 37% dell’approvvigionamento elettrico, ma le centrali sono prossime al pensionamento. Mühleberg chiuderà nel 2019.

Delle tre vie percorribili, quella della costruzione di nuove centrali nucleari appare oggi la meno percorribile, sia per l’intrinseca pericolosità di questa tecnologia sia perché la maggioranza del popolo svizzero è nettamente contraria a nuove centrali (sarebbe irresponsabile puntare su di una via irrealizzabile).

La seconda via, quella dell’importazione di energia dall’estero soprattutto non rinnovabile e prodotta con forti emissioni, è stata esclusa da tutte le forze politiche. La Svizzera necessita della maggiore indipendenza possibile e di sicurezza nell’approvvigionamento.

L’unica via percorribile è quindi la Strategia energetica 2050 che promuove l’energia pulita locale e l’efficienza energetica per rendere la Svizzera meno dipendente dall’estero. Un obiettivo di grande valenza strategica, la Svizzera è regina di innovazione e nel campo energetico la produzione e il consumo locali generano posti di lavoro. In sostanza: spingiamo l’evoluzione tecnologica, abbassiamo i consumi ovunque possibile, promuoviamo l’autoproduzione e utilizziamo l’energia rinnovabile presente nel Paese.

I costi della Strategia energetica non sono quelli sbandierati sommariamente dagli oppositori. Il messaggio del Consiglio federale a tale proposito è molto chiaro: gran parte dei costi di investimento sono necessari qualunque sia la scelta futura sull’approvvigionamento. Le reti di distribuzione vanno comunque rinnovate e il costo di questo fondamentale ammodernamento lo troviamo già oggi nella bolletta. Parlare di massicci aggravi per le famiglie è erroneo e fuorviante. Il pacchetto di misure prevede un unico reale aumento a carico di noi tutti: 0.8 cts/kwh che corrispondono a circa 40 franchi all’anno per una famiglia di 4 persone (0.2 cts per finanziare l’idroelettrico e 0.6 cts per i nuovi impianti di rinnovabile). La durata di questo prelievo è limitata per legge a sei anni a partire dall’entrata in vigore. I contrari, oltre a utilizzare cifre e calcoli sbagliati, dimenticano la riduzione dei consumi (dal 2000 meno 14% pro capite) e i costi insostenibili che sarebbero necessari per nuove centrali nucleari. Non fare nulla (votando no) costerebbe altrettanto se non di più e aumenterebbe ancora più la nostra dipendenza dall’estero. L’obiettivo della Strategia energetica è chiaro: garantire un approvvigionamento di energia che sia sicuro, pulito e svizzero (pensiamo all’idroelettrico ticinese!).

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