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L'OSPITEReferendum CH-UE, si vuole giocare?

03.02.17 - 06:00
Jacques Ducry, presidente Numes Ticino, vicepresidente Numes Svizzera
Referendum CH-UE, si vuole giocare?
Jacques Ducry, presidente Numes Ticino, vicepresidente Numes Svizzera

Abbiamo preso atto con stupore del sostegno da parte del neopresidente del PPD Ticino Fiorenzo Dadò all’assurdo referendum lanciato da Nenad Stojanovic contro la legge di applicazione promulgata dalla Camere federali nel dicembre dell’anno scorso sull’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” votata da popolo e cantoni il 9 febbraio del 2014, come pure della proposta di referendum cantonale (almeno 8 cantoni) contro la medesima legge.

Il referendum di Stojanovic sostiene che questo voto popolare sia “l’unica via per uscire dal vicolo cieco del 9 febbraio 2014”, ma forse dimentica che un suo eventuale accoglimento da parte del popolo svizzero significherebbe il ritorno alla casella di partenza violando così, fra l’altro, il termine di tre anni previsto dall’articolo 121a della Costituzione federale e violando la volontà popolare. Il Parlamento federale, fino a prova contraria, rappresenta tutti i cittadini svizzeri, in particolare il Consiglio nazionale eletto in modo proporzionale. È noto che popolo e cantoni dovranno esprimersi sull’iniziativa popolare denominata RASA alla quale il Consiglio federale intende opporre un controprogetto: quella decisione sarà determinante per il destino dei rapporti tra Unione europea e Svizzera, non una votazione causata da un referendum sostenuto ad esempio dall’ultradestra svizzera (Democratici svizzeri) e da singole associazioni populistiche come purtroppo sembra essere il caso del PPD ticinese. Si vuole giocare con i diritti popolari, con la democrazia, consapevoli che ci sarà un voto su RASA e su un controprogetto: questa è crassa malafede intellettuale.

Invitiamo quindi tutte le forze politiche cantonali e ovviamente i singoli cittadini ad approfondire nei dovuti modi la questione, anche se il Ticino ha approvato a larga maggioranza “il 9 febbraio 2014”, senza condizionamenti ridicoli e unicamente emotivi, per farsi la giusta opinione su una tematica che ha già sin troppo condizionato elezioni locali e nazionali aprendo la strada a singole ambizioni personali (dalla sinistra alla destra, nessuno escluso). Stupefacente è pure il fatto che i referendisti accettino le firme di “n’importe qui”. Queste alleanze strumentali sono avvilenti, sono il vero pericolo per l’esercizio di una già faticosa democrazia, indipendentemente dalle opinioni sul tema Svizzera-Europa.

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