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L'OSPITEL'AITI: «Due «Sì» al 12 febbraio»

16.01.17 - 13:00
Associazione Industrie Ticinesi
Archivio Tipress
L'AITI: «Due «Sì» al 12 febbraio»
Associazione Industrie Ticinesi

Una riforma nell’interesse della Svizzera che garantisce la competitività, preserva le entrate fiscali e gli impieghi e, contemporaneamente, aumenta il consenso internazionale nei confronti del nostro sistema di imposizione delle imprese. Il referendum indetto dalla sinistra minaccia seriamente la piazza economica elvetica. La posta in palio è alta: a beneficiare dei regimi fiscali agevolati che dovranno essere aboliti, sono circa 24'000 imprese che impiegano oltre 150'000 dipendenti e che generano la metà delle entrate della Confederazione (5,4 miliardi di franchi) derivanti dalla sola imposta sull’utile. Pur costituendo solo il 7% del totale delle imprese, sono responsabili di circa il 50% del totale degli investimenti privati a favore delle attività di ricerca e sviluppo (quasi 6 miliardi di franchi); inoltre, in Svizzera, più della metà del personale dipendente è impiegato in maniera diretta o indiretta da una multinazionale e, più di una PMI su due realizza parte della sua cifra d’affari grazie a queste società o ai loro collaboratori. In Ticino, ogni anno, queste imprese assicurano più di 160 milioni di franchi di entrate fiscali, senza considerare l’indotto generato a livello regionale e la creazione di posti di lavoro. Senza gli strumenti previsti dalla Riforma III, il carico fiscale per queste imprese aumenterebbe fortemente provocando un autentico esodo. Per la collettività, l’impatto potrebbe essere drammatico: cittadini e PMI dovrebbero compensare i mancati introiti o, in alternativa, lo Stato dovrebbe ridurre notevolmente le sue prestazioni. Le imprese internazionali che oggi sono privilegiate fiscalmente dopo il 2019 pagheranno più imposte, ma l’introduzione di strumenti fiscali che servono a sostenere gli investimenti sul territorio nella ricerca e nell’innovazione manterranno l’attrattività della piazza economica svizzera anche per questo genere d’imprese. La Riforma fiscale serve però prima di tutto alle piccole e medie imprese, che in Ticino sono numerose e che sono soggette a tassazione ordinaria. Esse potranno contare su sgravi fiscali sull’utile e ciò permetterà anche a loro di investire in Ticino e rafforzare la propria competitività, già messa a dura prova dal rafforzamento del franco svizzero. Contemporaneamente, la Confederazione si assicura, anche per il futuro, importanti entrate fiscali con le quali potrà garantire il finanziamento di tutti suoi servizi. Come importanti committenti delle nostre PMI, è dunque fondamentale che le aziende internazionali restino in Svizzera e ciò è possibile solo approvando il 12 febbraio la riforma III dell’imposizione delle imprese. L’Associazione industrie ticinesi si dice inoltre favorevole alla creazione di un fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA). Il fondo permetterà di potenziare una rete svizzera dei trasporti sempre più sotto pressione: l’aumento continuo del traffico comporta lunghe colonne sulle strade nazionali, specie nelle ore di punta – nel 2015 hanno raggiunto quota 23'000 causando costi all’economia stimati in circa 1,6 miliardi di franchi –. I cittadini e le imprese del nostro Paese hanno bisogno di un’infrastruttura all’avanguardia e in grado di rispondere alle crescenti necessità in termini di mobilità. Ma sgravare il traffico nelle città e negli agglomerati e potenziare la rete stradale nelle zone periferiche e di montagna costa; oltre a questo è opportuno considerare che progetti di questa portata si sviluppano nell’arco di diversi anni e, pertanto, è fondamentale poter garantire il finanziamento anche nel lungo periodo. Il fondo FOSTRA, proprio come accaduto con il fondo per il finanziamento dell’infrastruttura ferroviaria, è in grado di garantire gli investimenti necessari senza gravare eccessivamente sulla collettività e sugli automobilisti. Così facendo, la Svizzera potrà disporre di una rete di trasporti performante, fondata sulla complementarietà tra strada e ferrovia.

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