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OSPITE«C’è sempre un’alternativa»

09.11.16 - 06:00
Nicolas Brianza, Membro del comitato cantonale dei Verdi Liberali
«C’è sempre un’alternativa»
Nicolas Brianza, Membro del comitato cantonale dei Verdi Liberali

“Non ci sono alternative all’energia nucleare”, questo è sostanzialmente il messaggio che i promotori dell’energia nucleare ci ripetono da anni.

Ebbene, se fossimo nel 1990 sarei d’accordo, in effetti guardando indietro di 26 anni le tecnologie per le energie rinnovabili non erano così efficienti e competitive dal profilo energetico ed economico. Oggi invece queste tecnologie hanno fatto importanti passi avanti e sono maturate al punto che per la prima volta dall’invenzione della fissione dell’atomo ci troviamo di fronte ad una vera alternativa energetica che ci permette l’abbandono del nucleare così pericoloso e letale per l’essere umano e l’ambiente che ci circonda.

Entro il prossimo 27 novembre saremo chiamati ad approvare la chiusura pianificata delle nostre ormai vetuste centrali nucleari, facendo in modo che nessuna rimanga operativa per più di 45 anni. Ne consegue che se l’iniziativa venisse approvata, la prima centrale a chiudere sarà quella di Beznau, che con i suoi 46 anni di vita “vanta” il record di centrale nucleare più vecchia al mondo. Le ultima centrale, quella più giovane e meno pericolosa, verrebbe invece smantellata entro il 2029.A livello globale la durata media di vita delle centrali nucleari di prima e seconda generazione si situa tra i 25 e 30 anni (50 anni per quelle di terza generazione) , dopodiché iniziano a subentrare cedimenti strutturali che devono essere mitigati mediante costosi lavori di manutenzione), l’iniziativa “SI all’uscita pianificata dal nucleare” risulta essere ragionevole e responsabile. Non si giustifica quindi la decisione di Berna di tenere le centrali nucleari operative per un periodo illimitato, come pure il recente ricatto di un’azienda attiva nel settore che tentando di influenzare la votazione cerca di intimidire la popolazione con la minaccia di rivolgersi al tribunale per chiedere un fantomatico risarcimento miliardario nel caso l’iniziativa venisse approvata (secondo notizie riportate dalla stampa la stessa azienda è in grosse perdite finanziarie a conferma che il nucleare già oggi non è redditizio!). Io invece vorrei sapere se questa azienda possiede una sufficiente copertura assicurativa nel caso di eventi catastrofici causati dalla natura (purtroppo ultimamente ci sono state parecchie notizie di terremoti), oppure causati dall’uomo (mi tornano in mente le scene di un video che circola su internet dove si ipotizza lo schianto di un aereo di linea sulla centrale di Beznau). Eventi così gravi e con conseguenze paragonabili a quelli di Chernobyl o Fukushima (quindi casi concreti, reali e
possibili) che provocano contaminazioni radioattive, rendono vaste aree di territorio inabitabili, provocano il dislocamento di oltre 1 milione di persone e generano costi stimati ad almeno 10 volte il nostro PIL. Siamo veramente ancora disposti e pronti a sostenere questi rischi nonostante l’obsolescenza delle centrali? Non è che stiamo rasentando l’accanimento per tenerle operative e a quale prezzo?

Ma torniamo alle alternative al nucleare, queste non sono altro che le nostre risorse naturali presenti sul nostro territorio nazionale, come il solare, l’eolico, la biomassa, la geotermia ed infine l’idroelettrico, la nostra principale fonte energetica. I contrari all’uscita dal nucleare affermano che senza l’atomo non saremmo in grado di garantire l’approvvigionamento energetico e che faremmo un salto nel buio (tanto per usare un eufemismo). Niente di tutto ciò si avvicina alla realtà, infatti per chi non se ne fosse accorto (e sono in tanti) l’anno scorso tutti i reattori nucleari sono stati disattivati per imprevisti o per manutenzione. Fatto sta che ad un certo punto ci siamo ritrovati con tutte quante le centrali nucleari spente per alcune settimane. Non si sono visti black-out o disservizi di sorta, e nei momenti di punta l’approvvigionamento è stato garantito tramite l’importazione di elettricità estera. Certo, conoscere in anticipo quando le centrali nucleari saranno chiuse (come d’altronde si prefigge l’iniziativa) rende possibile pianificare una fornitura elettrica da fonti rinnovabili, per esempio sappiamo già che circa la metà del fabbisogno elettrico attualmente prodotto dalle centrali nucleari potrebbe essere sostituito grazie ai progetti già depositati a Berna e in attesa di autorizzazione. Mentre entro il 2029 si potrà coprire il rimanente quantitativo di energia elettrica che ci mancherà solo se staremo con le mani in mano invece di investire in nuovi progetti. Sia chiaro, ci sarà un breve periodo di transizione dove non si potrà evitare di importare elettricità dall’estero, specialmente nei primi anni, tra il 2017 e il 2022, durante i periodi invernali quando ci saranno i picchi di richiesta. In tal caso però potremo, anche grazie alla liberalizzazione del mercato elettrico europeo, scegliere che tipo di energia importare, che sia per esempio quella prodotta da centrali eoliche off-shore dai paesi scandinavi, oppure al solare germanico, magari passando da aziende o partecipazioni svizzere attive all’ estero. È quindi possibile evitare, se lo si desidera, di importare elettricità estera prodotta da fonte nucleare o peggio da combustibile fossile malgrado molti dei contrari che oggi evocano questo rischio siano gli stessi che avevano sostenuto investimenti esteri come quello dell’AET sulla centrale a carbone di Lünen.

Infine due parole sulle opportunità economiche per il nostro cantone e le nostre valli. Con l’uscita pianificata dal nucleare valorizzeremo le nostre centrali idroelettriche presenti sul nostro territorio e la nostra posizione favorevole all’irraggiamento solare renderà il nostro cantone molto interessante agli occhi delle aziende fornitrici di energia fotovoltaica. La Fondazione Svizzera per l’Energia prevede che entro il 2035 saranno creati complessivamente 85'000 posti di lavoro (di cui 4’100 in Ticino) nel campo delle energie rinnovabili, mentre oggi è già possibile affermare che dal nucleare ci saranno zero nuovi posti di lavoro.

Il prossimo 27 novembre guardiamo avanti con fiducia, votando SI all’iniziativa, oltre che a rendere la Svizzera più sicura e competitiva, daremo un chiaro segnale di sostegno alla Strategia Energetica 2050.

 

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