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L'OSPITEUn sì per proteggerci dalle troppe bugie del lupo

09.06.15 - 18:10
Raoul Ghisletta, sindacalista e granconsigliere
tipress
Un sì per proteggerci dalle troppe bugie del lupo
Raoul Ghisletta, sindacalista e granconsigliere

Quante bugie sui salari e sui contratti collettivi di lavoro si sentono in questi giorni! Chi combatte l’iniziativa popolare costituzionale “Salviamo il lavoro in Ticino!” ci racconta ora la storiella del lupo e l’agnello in versione moderna. “Ma come, agnelli cattivoni, volete imporre per legge e costituzione un salario minimo vitale? –dicono i lupi- “Ma noi siamo buoni e vogliamo concludere con voi tanti bei contratti collettivi di lavoro! Vergognatevi!” In realtà i contratti collettivi di lavoro diminuiscono in questo Cantone. Da dieci anni i giornalisti ne sono stati privati e i risultati sono lì da vedere, con i salari dei dipendenti in calo ed i giornalisti indipendenti remunerati ai minimi storici. Da dieci anni chiediamo un contratto collettivo di lavoro per gli asili nido, dove assistiamo un vero scandalo: sussidiamo gli asili nido e formiamo persone in Ticino per curare i bambini negli asili nido e poi gli asili nido le pagano nel 40% dei casi meno di 3'500 fr mensili! Da sei mesi i servizi d’assistenza e cura a domicilio d’interesse pubblico sono senza contratto collettivo di lavoro, grazie ai vertici luganesi. E poi ci sono le disdette dei contratti collettivi di lavoro come quella della Mes di Stabio, nel settore industriale, e, ancora, le infinite e inconcludenti discussioni per un contratto collettivo di lavoro nel settore della vendita. Chi crede ancora al lupone buono?

Non lasciamoci ingannare dai luponi che fanno promesse. Come indicato dal rapporto commissionale redatto dalla deputata Martinelli, alla luce delle esperienze fatte nei Cantoni del Giura e di Neuchâtel, il sì all’articolo costituzionale permetterà di fissare un salario minimo sociale in Ticino, che oscillerà attorno ai 3'500 fr mensili. Ne beneficerebbero ca. 13'000 lavoratori globalmente, di cui ben 5'000 lavoratori residenti, veri e propri “lavoratori poveri”. Solamente con questo salario minimo vitale potremo cominciare a frenare un po’ la sostituzione di personale residente con personale frontaliero (sottopagato), che si è sviluppata tantissimo nel settore terziario in questi ultimi dieci anni. E altri settori, come le ditte di pulizia private, alle quali anche numerosi enti pubblici (Cantone, comuni, aziende parapubbliche come le AIL SA) fanno capo, dovranno adattare il loro contratto collettivo di lavoro al nuovo salario minimo costituzionale.

In conclusione facciamo un primo passo nella direzione giusta. Non risolveremo tutti i problemi, che investono anche altre dimensioni come la flessibilizzazione sfrenata del mondo del lavoro denunciata dall’economista Christian Marazzi, ma faremo un passo avanti.

 

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