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PeopleYAMAHA R1: Prova su pista e strada

28.03.02 - 09:25
La nuova R1 è veramente diventata una moto più equilibrata e facile da guidare.
YAMAHA R1: Prova su pista e strada
La nuova R1 è veramente diventata una moto più equilibrata e facile da guidare.
A cura di Centa

Infatti, una gestione più accorta della potenza, abbinata ad una ciclistica stabile e maneggevole in ogni circostanza, tra le curve regalano al conducente una guida naturale, intuitiva e appassionante. Anche con l’aumentare della velocità la R1 si lascia sempre inserire in curva con disinvoltura, permettendo in qualsiasi momento di correggere la traiettoria. A favorire tale comportamento, è anche la nuova posizione di guida, con pedane più alte e arretrate, e un nuovo disegno del serbatoio. Ne consegue una miglior fusione tra pilota e moto, e un’immediata confidenza con l’avantreno, che ci ha impressionato per precisione e stabilità. Grazie alla concentrazione delle masse all’asse di rollio, la supersportiva giapponese si lascia guidare con il semplice spostamento del peso del corpo, limitando al minimo (soprattutto in pista) qualsiasi intervento sul manubrio. L’apporto dell’iniezione elettronica ha fatto il resto, gratificando il potente motore di un’erogazione della potenza lineare ad ogni regime. La manopola del gas funge da facile strumento di precisione per la distribuzione della potenza, che è sempre tanta, ma a differenza del primo modello non arriva più in maniera esplosiva. Proprio grazie alla sensibilità del comando del gas, in pista la R1 invita ad essere guidata utilizzando la zona alta del regime motore (quasi come una media cilindrata). Sul “tosto” tracciato di Catalunia (Barcellona), tra curve, curvoni, varianti, saliscendi e staccate da 200 a 270 chilometri orari, il comportamento dinamico globale della nuova R1 si è sempre dimostrato efficace ed entusiasmante. L’unico appunto può esser mosso all’impianto frenante, che nonostante l’enorme potenza, non brilla dal punto di vista del feeling, richiedendo al conducente un deciso azionamento della leva. Il secondo giorno di prova lo abbiamo trascorso sulle strade spagnole, coprendo quasi trecento chilometri. E la sorpresa è giunta proprio in questo contesto, con la nuova moto della casa dei tre diapason a confermare chilometro dopo chilometro e curva dopo curva quanto di buono aveva già dimostrato in circuito. Inoltre, su strada e particolarmente nel misto, il propulsore sfoggia un’altra sua brillante caratteristica, l’elasticità. Infatti, già a partire dai duemila giri, il motore spinge con fluidità ed efficacia. Eccellente anche la qualità delle sospensioni che già in pista avevano svolto un lavoro ineccepibile (garantendo stabilità e ottimo feedback), anche su strada con la regolazione standard offrono sempre un buon confort, assorbendo in maniera sensibile ed efficace le malformazioni dell’asfalto. Un altro risultato positivo, prodotto dallo studio specifico del comportamento in curva della R1 (vedi riquadro), è la capacità di tenere la traiettoria in uscita di curva, senza mai allargare, e quando si abbonda con l’accelerazione il comportamento dovrebbe diventare direttamente sovrasterzante. Insomma, dopo due giorni così intensi di guida, possiamo confermare che la nuova R1 si è veramente affinata in ogni sua caratteristica, “spazzando” letteralmente quelle difficoltà che facevano del modello precedente una moto meno godibile e, perché no, anche criticabile su strada. Complimenti quindi agli ingegneri della casa di Iwata, che non si sono lasciati trascinare in una inutile sfida alla ricerca della massima potenza nei confronti della concorrenza (penso alla potente Suzuki 1000), bensì hanno perfezionato una moto già di per sé bella, ma ora è soprattutto godibile. In questo modo la R1 si candida, in compagnia delle nuove Honda Fireblade e Kawasaki ZX-9R, alla riconquista del trono.

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