Ha lasciato tutto ed è partito. Luca Reber, 21 anni, girerà il mondo in moto. Budget: 25mila franchi, i suoi risparmi. "Dormirò gratis sui divani. E se non bastano i soldi, troverò un lavoro"
GORDOLA - Luca Reber, 21 anni, ha lasciato tutto ed è partito alla volta del mondo. Starà via un paio d’anni. Con sé ha pochi vestiti, macchina fotografica e pc. “Non mi serve altro, non mi manca niente”. Budget: 25mila franchi, i suoi risparmi. “Dormirò gratis sui divani. E se non bastano i soldi, troverò un lavoro”.
Quando poi scende di sella, non manca di scattare una foto alla sua moto. Di lei conosce ancora poco o nulla. «So giusto come si fa a metter la benzina e a cambiare l’olio», spiega Luca Reber che racconta di un amore costretto dalla fretta e dalla furia, complice un giro del mondo cominciato carico di auspici e che rischiava di finire dopo neanche un mese. Zurigo, Berna, la Francia, l’Inghilterra, Bradford poi più nulla. «Ero in viaggio con la mia Ktm 690 Enduro, finché me l’han portata via: maledetti».
Oggi Luca è di nuovo a Berlino. Riparte da lì, per un viaggio che lì si è interrotto, mentre il destino gli indicava una strada differente: quella del ritorno. Ventidue anni da compiere in agosto, originario di Wimmis (Canton Berna) e residente a Gordola, non si è invece perso d’animo. Non prenderà la via di casa prima di «un anno abbondante, forse due, magari tre». Unica compagna la sua Yamaha sconosciuta, comprata a fine maggio per prendere il posto di quella rubata in Inghilterra. Disegnatore del genio civile a Locarno, un’attrazione per gli sport estremi che lo ha portato a praticare paracadute, canyoning, downhill, supermotard, motocross e arrampicata, ha una passione per le due ruote che persevera da quando aveva 14 anni, «dopo l’acquisto del primo motorino. A 16 avrei voluto comprarmi una moto, i miei erano contrari: non mi serviva. Ho rimandato fino a una settimana prima di compiere 18 anni: una Ktm 690 del 2010, arancione e nera, presa a scatola chiusa perché non avevo nemmeno la patente. Oggi rido e dico che “le moto vanno a benzina, mica a patente”».
Luca, un giro del mondo cominciato sotto i peggiori auspici, non trovi?
"In effetti ero partito il 20 marzo. Attraversata la Svizzera sono arrivato a Nancy, in Francia, con un giorno di ritardo causa neve. Poi Lille, Calais, traghetto fino a Dover, Nottingham, Newcastle upon Tyne, Edimburgo, Dundee, Inverness. A quel punto sono passato alla costa ovest: Fort William, Scozia, Bradford. E li è finito tutto, maledetti. Era il 13 aprile. Mi hanno rubato la moto".
Non hai pensato di rinunciare?
"No. È il mio sogno, se non lo faccio adesso che non ho famiglia, quando? Ho preso un volo last minute per Berlino, dove sono rimasto tre settimane. Sono tornato in Ticino per cercare una moto con cui ripartire. Il 29 maggio ho comprato una Yamaha XT 660 Z Ténéré del 2012, che aveva 8mila chilometri".
Tu quanti conti di farne?
"Almeno 50mila. Sono ripartito il 10 giugno, direzione Zurigo, dove ho incontrato una ragazza russa. Dopo una tappa a Bayreuth, domenica sono arrivato a Berlino. Poi andrò in Polonia, Lettonia, Lituania e Russia. Da lì dividerò le spese con due ragazzi russi e un tedesco, che incontrerò a Ulan Ude e a Novosibirsk, per spedire la moto in Canada o negli Usa. Scenderò fino in Argentina, conto di arrivarci verso la metà dell’anno prossimo. Poi si vedrà. Sto pensando di andare in Africa".
Estremo Oriente?
"Avevo pensato alla Cina, ma ottenere i visti sarebbe stato troppo complesso. Ho rinunciato anche al Medio Oriente, troppo pericoloso".
Il posto che non vedi l’ora di visitare?
"La Russia. Il territorio è meraviglioso, la gente, al contrario di quel che si crede, è molto ospitale. Conto di trascorrerci un paio di mesi. Il visto scadrà il 31 agosto. Seguirò la linea transiberiana".
L’idea come ti è venuta?
"Ho cominciato a pensarci lo scorso agosto. Ho buttato giù qualche schizzo su un possibile viaggio in Europa, pian piano il progetto si è ingigantito. Ero stufo del mio lavoro, stare nove ore al giorno dietro a una scrivania non fa per me".
Il tuo datore di lavoro che ti ha detto?
"Con lui nessun problema. La ditta è molto grande, non ero indispensabile".
La tua famiglia?
"“Ma è proprio necessario?”. Questo me l’hanno detto i miei genitori: mio padre Thomas, ingegnere civile che ha 52 anni e una grande passione per le auto, Porsche in particolare, e mia mamma Anna, 49 anni, che si occupa della casa e dei nostri due gatti. Mio fratello Fabio ha 21 anni e lavora come meccanico nel Canton Berna, a Gümligen. Lui mi ha solo detto di stare attento. Gli amici mi hanno detto di tutto: da “Te se matt” a “Fai bene” a “Vedi di tornare” o “Sei pazzo ad andare solo”. Ma è difficile trovare compagni. Non tutti hanno il tempo e la disponibilità economica. Io ho avuto il coraggio di licenziarmi".
Non ti preoccupa l’idea di tornare e non avere più un posto in società?
"Sono giovane, ho un diploma. Anche se sto via 2-3 anni non significa che non avrò più chance. Potrei anche cominciare una nuova formazione".
E i soldi?
"Guadagno da quando avevo 14 anni, grazie all’apprendistato retribuito. Dal 2011, dopo la maturità tecnica professionale, ho lavorato prima a Zurigo, 9 mesi, poi a Locarno. Ho dei soldi da parte. Ho anche ricevuto degli aiutini dal bar Castello di Locarno, Emerold Boardshop di Lugano e della ditta americana Tooltube. Hanno dei banner pubblicitari sul mio blog".
Quanto ti costerà?
"Il mio budget è di 25mila franchi. Il primo mese non ne ho spesi neanche 1.500. Per i soggiorni mi appoggio al sito couchsurfing: migliaia di iscritti mettono a disposizione degli altri il proprio divano, gratuitamente. Dovrò pagare il carburante. In Russia costa circa un franco al litro, in Lettonia 1.30. Ovunque vada, sarà sempre meno caro che qui. Dovessero finire i soldi, posso sempre fermarmi e lavorare dove mi trovo. Tempo ne ho. Non è mica una gara".
Gare ne hai mai fatte?
"Andavo in pista in Italia. In Svizzera siamo troppo indietro per tutto ciò che riguarda gli sport a motore. Ci sono poche piste per allenarsi. Un paio o tre in zona Zurigo e praticamente basta".
È il tuo primo viaggio così lungo?
"Con la moto che mi hanno rubato ho fatto qualche viaggetto. Cose piccole, tre giorni sulle Dolomiti e quattro giorni sulla via del sale. Con la mia prima moto ho fatto 20mila chilometri, molti in pista".
Non era meglio farlo in compagnia?
"Viaggiare in solitaria ha il grande vantaggio che sei obbligato a socializzare con la gente locale. Certo, se ho un problema devo risolverlo da me".
Come organizzerai le tappe?
"Anzitutto non voglio percorrere più di 250 km al giorno. Se lo si desidera, si raggiunge la Mongolia in dieci giorni: ma come? Non voglio affaticarmi, ma vedere il panorama. Per questo non viaggio in autostrada e terrò una velocità moderata. La velocità mi mette paura. Faccio pause frequenti, per scattare delle foto. Quando arrivo in un posto che mi interessa mi fermo qualche giorno".
Mi fai l’elenco di tutto ciò che ti sei portato?
"I vestiti: tre paia di pantaloni lunghi, tre corti, tre felpe, un costume, una decina di magliette e una decina di ricambi intimi, due paia di scarpe e gli stivali da moto. Poi un pc, il kit di attrezzi per riparare la moto, due camere d’aria, un fornelletto d’emergenza, tenda, sacco a pelo, materassino, gps, kit di pronto soccorso, medicine e macchina fotografica".
Come si riesce a portare tutto questo su una moto?
"La moto è accessoriata per un viaggio lungo. Oltre a un serbatoio più grande, 22 litri che mi permettono di fare 400 chilometri, al cavalletto centrale e alle protezioni, ho il kit di due valigie. Poi ho una sacca e un bauletto".
La cosa che ti mancherà di più?
"Per ora niente e nessuno. La mia famiglia la sento una volta alla settimana, se ho il wi-fi anche più spesso. Poi ho il mio blog, che tengo aggiornato. Così comunico con il mondo. Mi manca una cosa che non ho: la conoscenza delle lingue. Il russo in particolare".
Fidanzata?
"Non c’era già più da prima di programmare il viaggio. Meglio così".
La troverai in viaggio?
"Magari troverò il cosiddetto amore della vita, chi può dirlo".
A chi devi questa follia?
"Non la considero una follia. A me stesso. Il coraggio l’ho trovato dentro di me".
Che cos’è la moto per te?
"Un mezzo di divertimento. Non capirò mai chi la usa per andare a lavorare. Meglio lo scooter, è più comodo".