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LUGANOAlfieri della musica live tutta da ridere

27.12.13 - 07:01
Gli Elio e le Storie Tese suoneranno al Palazzo dei Congressi questa domenica 29 dicembre
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Alfieri della musica live tutta da ridere
Gli Elio e le Storie Tese suoneranno al Palazzo dei Congressi questa domenica 29 dicembre

LUGANO - La band di rock demenziale è di scena al Palazzo dei Congressi (e non al Conza come erroneamente scritto in precedenza) questa domenica 29 dicembre. Un gran bel 2013 quello degli Elio. Dopo il botto di Sanremo (ancora una volta, quasi vinto) con la sorprendente “La canzone mononota”, ne parliamo a quattr’occhi con Faso, bassista della storica band milanese.

Venite da un tour, quello legato al recente Album Biango, decisamente trionfale.
"Sì, non ci possiamo lamentare, ne siamo molto contenti. In un periodo in cui può capitare che alcuni  nostri colleghi (anche famosi) facciano un po’ dei buchi a noi è andata davvero benisismo. Dobbiamo ringraziare i nostri fan per questa risposta così calorosa".

Quindi la dimensione “live”, oggigiorno, funziona ancora.
"Certamente, perché l’emozione che di da un buon concerto dal vivo è una cosa che non puoi mettere “in download” ed è unica. Certo, al dilà dei fenomeni di isterismo da boyband, la gente va a vedere quegli artisti che si sa che poi dal vivo spaccano. Mostri come Bruce Springsteen e Peter Gabriel che cantano e suonano con tutti i crismi. E  in questo, noi, non ci siamo mai risparmiati".

A proposito di “download di emozioni”. Voi siete stati i primi a mettere a disposizione agli iscritti del vostro fan club tutti i vostri concerti e tutto il vostro materiale dietro a una modica cifra d’iscrizione annuale. Avete un po’ anticipato Spotify.
"È tutto vero. Per noi è stata una scelta abbastanza automatica. Volevamo evitare che la gente si trovasse a scaricare la nostra musica con l’atteggiamento, diciamo così, piratesco: roba di scarsa qualità, un po’ raffazzonata. Così abbiamo deciso di offrire tutto, anche come premio per la loro fedeltà dietro un piccolo obolo".

C’è stato un periodo in cui, addirittura, registravate la prima metà del concerto per masterizzarla e rivenderla alla fine, il cosidetto cd-brûlé.
"Sì, le prime volte che si saliva sul palco c’era un po’ di tensione a causa della paura di sbagliare. Poi mano a mano ci siamo abituati all’idea e nemmeno ce ne accorgevamo più. Di certo era molto impegnativo per le persone che, dietro al mixer, dovevano poi realizzare ogni singolo cd (ed erano parecchi ogni volta). Per questo poi abbiamo deciso di lasciare lasciando tutto all’archivio digitale.

Ci stai anticipando un possibile cd live degli Elio?
"Perché no, quando si parla di progetti è sempre possibile. Chi lo sa. Magari ci inventeremo qualcos’altro di brûlé. Magari addirittura i nostri statuari corpi, brûle come la famosa crema, che le nostre fan potranno apprezzare per un tempo limitato".

Visti i molti impegni dei vari componenti della band, penso soprattutto a Elio, Rocco Tanica ma anche quelli tuoi e di Christian Mayer (il batterista ndr). Come si coniugano tutte queste vostre ambizioni singolari rispetto alla Storie Tese?
"In realtà questi nostri spazi, chiamiamoli così, esistono da sempre. Sin da quando nel 1986 abbiamo iniziato facendo musica e cabaret ognuno aveva i suoi progettini e le sue cose. È uno dei motivi che ci ha tenuti insieme per tutti questi anni, così vitali e aperti. Il fatto di poter conoscere tante nuove persone e dialogare, tramite la musica, può fare solo bene a una band. La chiusura su se stessi è la morte della creatività. Se ognuno di noi fosse geloso di quello che fanno gli altri saremmo veramente una band di sfigati".

Elio e le storie Tese hanno una relazione a distanza con la Svizzera che dura da molto tempo.
"Eh sì, noi ci troviamo benissimo in Ticino. Se c’è chi canta “Lugano addio”, noi canteremmo sempre e volentieri “Lugano buongiorno!”. La Svizzera ci ha sempre accolto a braccia aperte, sin dai nostri esordi. Ci ricordiamo ancora con piacere tutte le apparizioni televisive e anche il disco live inciso all’auditorium della RSI (nel 2001, ndr.). La cosa che ci ha più lusingati è stata una puntata di una nota trasmisisone domenicale (presentata da Carla Norgauer, ndr) a noi dedicata e che ci ha veramente commossi. Un’altra cosa che ho sempre pensato della Svizzera è che avete una grande sensibilità per la buona musica che, purtroppo in Italia manca".

Come mai è difficile sentire della musica di qualità in Italia?
"Ormai da noi in radio e in telelevisione passano quasi esclusivamente i cantanti usciti da Amici o altri talent show. Non c’è più voglia di osare. Le canzoni seguono sempre il solito canovaccio, facci caso, i dischi parlano più o meno sempre di storie d’amori un po’ tristi e travagliate. È come il classico cinepanettone che si ripete fino alla nausea al ritmo di battute che facevo all’oratorio (ed erano già vecchie). Non ci sono più i De André o i Battisti che facevano della grandissima musica popolare che ascoltavano tutti. Se mi consentite una similitudine cinematografica siamo passati da De Sica padre, uno dei più grandi registi di sempre, al figlio!"

Eppure quando voi andate a Sanremo tutti impazziscono.
"I media impazziscono, la gente solo in parte. Comunque è una delle poche occasioni che ci permette di raggiungere il grande pubblico e con grandi soddisfazioni. È grazie all’ultima nostra partecipazione che, finalmente, la mia vicina di casa mi ha detto: “Ah ma tu suoni in una band, bella la vostra canzone!”"

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