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CANTONENothence, nel mezzo delle sonorità di Seattle

06.12.13 - 08:42
Matrice grunge per i brani di "Portrayed By A Blind Painter"
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Nothence, nel mezzo delle sonorità di Seattle
Matrice grunge per i brani di "Portrayed By A Blind Painter"

LUGANO - “Portrayed By A Blind Painter” è il primo album di Nothence, pseudonimo dietro al quale si cela Fabio Scagliola.

 

Un disco di quattordici tracce da cui traboccano, dirompenti, le sonorità sviluppate a cavallo degli anni Ottanta e Novanta nel cuore di Seattle. Una matrice grunge, quindi, è quella attraverso cui Scagliola ha deciso di esprimersi: «Nel 1990 avevo quindici anni e, in quegli istanti, Nirvana, Pearl Jam, Alice In Chains e Dinosaur Jr. stravolsero la mia esistenza…», ci spiega. «Devo ammettere che da allora, in questi termini, per me tutto è rimasto inalterato…», aggiunge. Un’ammirazione incondizionata, che a distanza di anni non ha subìto battute d’arresto. Una venerazione, una devozione, ferma, immobile, in sospeso nel limbo del tempo. Anche come una cicatrice, però, che ti ricuce la ferita, ma che quando la guardi non può fare altro che ricordati il dolore.

 

Perché un dolore nell’esistenza di un essere umano c’è sempre, e Fabio, il suo, lo ha voluto esorcizzare in “Portrayed By A Blind Painter”, guardandosi e guardando gli altri, anche se questo fattore, al cospetto del titolo dell’album, in qualche modo, risuona come un paradosso: «Si tratta di un disco che in un certo senso definirei una seduta di psicoanalisi…», dice il 38enne, che nella “vita vera” si occupa di progettazione e sviluppo sowtware. «Qualche tempo fa il mio mondo si è sgretolato in mille pezzi e d’un tratto mi sono ritrovato a fare i conti con la solitudine…».

 

L’album, come uno specchio, riflette una crisi profonda, sbocciata da un matrimonio finito, ma che ora Fabio – «con non poche difficoltà», dice – sembra abbia elaborato. «Definirmi felice è difficile, direi semplicemente di avere trovato un equilibrio...». Una luce, forse ancora fioca, tenue, che il polistrumentista (nel disco si prodiga alla voce, alle chitarre, al basso e al pianoforte, con il solo apporto di Pietro Micheletti alla batteria, ndr) andrà a documentare nella sua seconda autoproduzione di dieci tracce, dal titolo “Public Static Void”, in pubblicazione nel corso del mese di marzo 2014. Un naturale seguito dell’esordio, in cui, conclude Fabio, «si incomincia a intravedere un bagliore…».

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