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MUSICAIl diario canadese dei Peter Kernel

03.07.12 - 07:05
La band ticinese racconta la sua esperienza: elogio del pubblico e della scena musicale locale, ma non del cibo
Foto Peter Kernel
Il diario canadese dei Peter Kernel
La band ticinese racconta la sua esperienza: elogio del pubblico e della scena musicale locale, ma non del cibo

TORONTO - Con grande sorpresa, lo scorso giugno siamo stati invitati a suonare tre concerti ad uno tra i maggiori Festival del Nord America, lo storico NXNE Festival di Toronto. Nei giorni seguenti siamo riusciti ad organizzare altre tre date tra Montreal e Quebec City. Siamo partiti senza sapere se la nostra musica sarebbe stata presa sul serio, perché è difficile andare a suonare in città così importanti partendo dalla Svizzera. La East Coast canadese è proprio la terra da cui sono usciti gran parte delle band che più ci hanno influenzato musicalmente. La gente lì va a vedere concerti pazzeschi anche in settimana. È un pubblico che conosce la musica e che la rispetta.

Eravamo anche un po’ in apprensione per le modalità dei primi tre concerti al NXNE Festival di Toronto perché, senza provare prima i suoni degli strumenti a noleggio, avevamo solo 20 minuti per gettarci nella mischia esprimendoci al top. Siamo abituati a non fare soundcheck, ma siccome lavoriamo molto sui suoni e le impostazioni che usiamo per la chitarra non sono usuali, dovevamo essere particolarmente bravi a trovare gli equilibri giusti in pochi secondi. Ma tutto è filato liscio e la risposta del pubblico è andata oltre ogni più rosea aspettativa. 

Il pubblico canadese non si tira indietro. Non è sospettoso. È curioso e se davanti trova un gruppo che fa musica originale e da il meglio di sé, lo premia. Gli applausi, le recensioni, gli articoli di giornale e i complimenti ricevuti durante tutto il tour sono stati davvero tanti. Il fatto che io e Barbara siamo una coppia anche nella vita reale viene percepito durante la performance. Diamo tutto, come se ogni concerto fosse l’ultimo. Portiamo sul palco le nostre tensioni e le sciogliamo. Per noi è importante far passare un’emozione dal palco al pubblico e farla ritornare sul palco. E la sfida era di farlo anche con chi è abituato a vedere centinaia di concerti e a sentire musica “diversa”. 

Sì, perché in Svizzera noi siamo un gruppo che fa musica “diversa”, ma spesso purtroppo non è inteso in senso positivo. In Canada passiamo ogni giorno sulla radio nazionale, e sulla più grande radio del Quebec siamo stati nelle charts per ben 9 settimane. Il fatto è che in America la musica “diversa” è rispettata, conosciuta e considerata, mentre da noi si fa più fatica. Da noi la gente accetta di ascoltare soprattutto ciò che già conosce o riconosce. Bisogna anche ammettere però che ultimamente qualcosa sta cambiando anche da noi. Forse è solo questione di tempo e forse la musica che proponiamo è ancora troppo "giovane" alle nostre latitudini.

Ai concerti o alle feste in America è più probabile incrociare i personaggi che fanno girare le cose. Infatti abbiamo raccolto contatti importanti che molto probabilmente ci riporteranno presto in Canada e forse anche negli USA. D’altro canto però in Europa siamo un po’ più "speciali". E questo è ancora meglio.

Di grossi problemi non ne abbiamo avuti. Forse uno dei problemi più frequenti era quello del cibo. In tour i ritmi e gli orari sono sfasati. Ci si sveglia il pomeriggio e si fa cena di notte. E di notte il cibo che trovi non è quasi mai sano. Se dovessimo fare un tour più lungo dovremmo trovare il modo di mangiare meglio. Nonostante la buona volontà, in tour è difficile mangiare sano. Anche in Europa, ma in America è decisamente peggio.

Insomma, volevamo vedere se riuscivamo a mettere un piede dove le cose girano per davvero e con immenso piacere possiamo dire di esserci riusciti. Questa avventura ci rafforza come gruppo e come coppia. Un grandissimo grazie va soprattutto a Fabio per il suo entusiasmo e la sua voglia di lanciarsi in questa avventura per suonare la batteria con noi e a Jenn che ci ha portati in giro e si è presa cura di noi. È stata un’avventura impegnativa, importante e indimenticabile; e ancora più importante: siamo solo all’inizio.

Aris Bassetti & Barbara Lehnhoff (ovvero i Peter Kernel)

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