Cerca e trova immobili

PeopleMEMORIA: STUDIO GIAPPONESE, MUSICA APPENA NATI PUO' MIGLIORARLA

30.03.06 - 13:30
MEMORIA: STUDIO GIAPPONESE, MUSICA APPENA NATI PUO' MIGLIORARLA

Milano, 30 mar. (Adnkronos Salute) - Via libera a carillon e ninne nanne. Ascoltare musica appena nati potrebbe migliorare la memoria una volta diventati grandi. O almeno sembrerebbe da uno studio giapponese condotto sui topi, in via di pubblicazione su ‘Behavioural Brain Research’. La ricerca - effettuata da un team di scienziati coordinati da Sachiko Chikahisa e Yusuke Morita della Tokushima University - suggerisce infatti che nei bebe’ di roditori l’esposizione alla musica nel periodo perinatale eserciti un effetto benefico sulla plasticità neuronale, con una particolare modificazione biochimica che persisterebbe anche in età adulta. Lo studio, che non ha nulla a che fare con l’‘effetto Mozart’, rafforza quanto emerso da precedenti ricerche: l’ascolto della musica in utero e subito dopo la nascita induce, almeno nei topi, un miglioramento della loro capacità di memoria visivo-spaziale, verificabile attraverso il test del labirinto. Lo studio nipponico è stato condotto su una progenie di 24 topolini maschi divisi in tre gruppi, uno dei quali è stato esposto alla musica per 7 giorni prima della nascita e per i 60 giorni successivi. I topolini hanno quindi sostenuto il test del labirinto e, successivamente, nel loro cervello sono stati misurati i livelli di due molecole. Una è il Brain Derived Neurotrophic Factor (BNDF), un fattore neurotrofico che stimola la plasticità neuronale, e l’altra è il corrispondente recettore, la Tirosina-Chinasi B (TrkB), attraverso la quale il BNDF esercita la sua azione. I risultati sono stati quindi comparati con quelli topolini esposti al silenzio o a un rumore ‘bianco’ di 70 decibel. Cosi’ si e’ visto che i topolini ‘melomani’ hanno mostrato un significativo miglioramento della loro performance nell’esecuzione del test del labirinto, commettendo un numero di errori decisamente minore rispetto agli altri due gruppi. Inoltre la ricerca delle due molecole nelle varie aree del cervello ha dimostrato una diminuzione del BNDF nella corteccia cerebrale, mentre nella stessa area si aveva un forte incremento per il suo recettore. Si e’ visto che con meno BNDF e più recettori il test era eseguito meglio. “E’ uno studio ben disegnato”, commenta Luisa Lopez, consulente scientifico per il progetto Neuromusica della Fondazione Mariani di Milano, in una nota. “Le misurazioni eseguite ci danno un’indicazione sulle possibili basi biologiche degli effetti della musica sul cervello. Ma dobbiamo comunque tenere in considerazione che, come ammettono gli autori stessi, è difficile dimostrare che questi cambiamenti biochimici siano effettivamente provocati dalla musica ascoltata, o non siano piuttosto una risposta biologica a un ambiente che risulta meno stressante se confrontato con l’assoluto silenzio o il rumore bianco”. (Mal-Opa/Adnkronos Salute)

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE