
Un vecchio brano dei The Pogues perde l'inglese e acquista il dialetto ticinese
CHIASSO - The Vad Vuc sono tornati a pubblicare nuova musica. Dal 25 aprile è disponibile, sulle piattaforme e nei negozi (così come in rotazione radiofonica) il nuovo singolo della band, "White City".
Il brano è una rivisitazione in dialetto di un classico firmato The Pogues. Si tratta di un vero e proprio tributo a una delle band più amate dal complesso momò e, ancora di più, al suo fondatore Shane McGowan - scomparso quasi un anno e mezzo fa. Dal punto di vista musicale la fedeltà all'originale è massima (e anche la qualità realizzativa, ma non scopriamo certo oggi le virtù di quella che è probabilmente la band con più seguito popolare dell'intera Svizzera italiana.
«Il brano» spiegano The Vad Vuc «racconta con un tocco di ironia e resilienza del White City Greyhounds (il leggendario stadio “città dei balocchi” londinese da 100mila posti) che, oltre a scommesse sulle corse dei cani e pub, riserva pure sogni spezzati e solitudine: un’autentica poesia che riflette la frustrazione e il senso di smarrimento di un mondo sempre più spersonalizzato che sembra aver perso il suo spirito umano».
McGowan allora (era il 1989) e Cerno e compagni oggi riflettono su un universo che si era dissolto così, sotto gli occhi. «Cumè Atlantide ta set sprufundada gio», proprio come Atlantide è sparita alla vista: niente più lepre automatizzata, niente più levrieri lanciati a tutta velocità al suo inseguimento. La scomparsa di questa tipologia di gioco d'azzardo come segno del cambiamento dei tempi, di una nuova sensibilità o, più semplicemente (e meno poeticamente) di un adeguamento alle logiche di una trasformazione urbana che ha destinato ad altre mansioni quell'area che, dal 1927, era stata teatro di gioie e dolori per generazioni di scommettitori londinesi.
Nel videoclip The Vad Vuc rendono omaggio a loro stesso e alla vita, faticosa ma entusiasmante, del musicista - tra esibizioni sul palco, lunghe trasferte in autostrada e momenti di attesa in un pub o nel backstage di un concerto. Con una pinta in mano, se possibile.