Il rapper ticinese Marcelo racconta del suo ultimo progetto musicale.
LOCARNO - Il rapper ticinese Marcelo ha appena sfornato il suo ultimo album "Ceci n'est pas un album", che è stato prodotto in stretta collaborazione con lo storico bitmaker Claudio Passera, anche noto come Dj S.I.D. Ecco cosa ci ha raccontato.
Un album di rime pungenti e affilate come coltelli. Il "grido" di una generazione allo sbando, che continua a lottare malgrado il disagio e la perdita di umanità dilagante. E che si ostina a denunciare i soprusi e l’ipocrisia dei potenti. È così?
«Sì, possiamo chiamarlo un album di denuncia, un po' in stile “rap conscient” (rap cosciente), che è nato in Francia all'inizio degli anni '90 e che voleva, appunto, denunciare le ingiustizie e puntare il dito contro i potenti. Il nostro, però, si applica a una realtà ticinese, anche se in un certo senso oltrepassa i confini regionali».
Infatti parlate di Covid e di guerra in Ucraina, oltre ai fenomeni soprannaturali e agli alieni. Citate Nibiru, ad esempio. Il pianeta descritto nelle sacre scritture sumere e che secondo alcuni farà ritorno nel nostro sistema solare.
«Sì è così. Diciamo che un po’ di sano complottismo non guasterebbe oggi. Con il Covid abbiamo assistito alla censura del pensiero critico. Ci sono stati premi Nobel tacciati di essere ciarlatani soltanto perché avevano proposto una lettura diversa dei fatti. Sono questioni che oggi vengono ammesse. La stessa Confederazione ha ammesso che alcune decisioni prese durante la pandemia non erano supportate dalla scienza. Penso in particolare al distanziamento sociale, che è stato del tutto arbitrario. Una decisione presa in fretta e furia, e probabilmente dettata dal panico. Negli ultimi anni abbiamo avuto modo di capire che i nostri governanti non sono dei pozzi di scienza».
Dunque un album volutamente provocatorio...
«Assolutamente. Anche per quello che riguarda la guerra in Ucraina. Ho sempre pensato che la Svizzera fosse un Paese neutrale, che non si schierasse e che si proponesse come luogo in cui discutere di pace. Oggi, però, si sente parlare soltanto di guerra. Trovo assurdo che siano gli americani, i russi e i cinesi a parlare di pace. Ascoltando la nostra Von der Leyen si sente parlare soltanto di sanzioni e armamenti. Quindi sì, l'idea era quella di provocare e far ragionare le persone».
Avete in programma di esibirvi dal vivo?
«Siamo ancora in una fase embrionale per quello che riguarda i concerti. Ma posso dire che siamo in contatto con diversi open-air. Vi teniamo aggiornati».