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LUGANO

Una donna di nome libertà

Il musicista ticinese Elias Bertini ha appena pubblicato il suo ultimo singolo "Don't wake me up".
Una donna di nome libertà
ELIA BERTINI
Fonte Red
Una donna di nome libertà
Il musicista ticinese Elias Bertini ha appena pubblicato il suo ultimo singolo "Don't wake me up".

LUGANO - Dopo una pausa artistica, il musicista e cantante Elias Bertini torna alla carica con il suo nuovo singolo "Don't wake me up". Una riflessione sul mondo onirico, che di questi tempi sembra essere il solo in cui poter essere realmente liberi.

Come è nata la canzone? 
«Come tutte le mie canzoni, nasce da un giro strumentale, su cui costruisco. L’ultimo tassello è il testo. La linea melodica viene cantata da subito, ma con parole inventate e soltanto in un secondo momento si applica il testo».

Di cosa parla?
«Il contenuto è abbastanza immediato. Parla della libertà. Si potrebbe pensare che parli di una donna. Ma non è così. È un tema di attualità. Perché molte libertà vengono negate. Più o meno esplicitamente anche nel nostro emisfero. E quindi pensavo fosse giusto parlare. 

E qual è il fil rouge?
Come detto, quella ragazza a cui mi riferisco è la libertà e non è una ragazza fisica. Il file-rouge della canzone è che preferisco rimanere addormentato perché solo nei sogni posso essere realmente libero. Più che nel mondo reale». 

Questo aspetto del sogno è ripreso anche nel videoclip. Il protagonista, che tu interpreti, dorme mentre gli altri sono svegli, e si sveglia quando gli altri si addormentano. Un sogno che perdura, anche se non si capisce per chi, se per il sognatore o quelli che lo osservano. 
«Nel videoclip ci sono anche molti richiami onirici. Tra il pubblico ci sono dei personaggi normali accanto a personaggi molto strani, che è poi quello che succede anche nei sogni, dove si hanno degli elementi reali che si accostano a elementi che con la realtà non hanno nulla a che fare».

Un videoclip in cui hanno partecipato, oltre ai musicisti, anche numerosi attori. Chi sono? 
«Quelli principali sono gli allievi del teatro Cambusa di Locarno. Gli altri sono comparse che abbiamo reclutato tra le nostre conoscenze. Tra loro anche molte persone senza nessun tipo di esperienza artistica e devo dire che sono stati tutti molto bravi».

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