Kety Fusco commenta la sua partecipazione alla serata cover. «L'arpa? Ci vorranno anni per emergere ma non mi spaventa»
SANREMO - Si è concluso nella notte con la vittoria di Olly il Festival di Sanremo condotto da Carlo Conti, catalizzatore dell'attenzione generale per quasi una settimana. Tra i protagonisti sul palco dell'Ariston c'è stata anche l'arpista ticinese Kety Fusco, che nella serata delle cover ha accompagnato Joan Thiele e Frah Quintale.
Aveva raccontato di essere stata contattata dal suo ex manager con la proposta mentre stava lavorando alla colonna sonora di un film di Michele Pennetta che uscirà quest'anno. «Mi esibirò a una elettroacustica, ma classica: ha 47 corde ma è amplificata», aveva detto a Tio/20 Minuti. E dell'Ariston aveva aggiunto che «in realtà è piccolissimo, in televisione non dà questa impressione. Il palco invece è enorme e c'è questa scenografia fantastica».
Oggi l'artista ticinese ha commentato la sua partecipazione al festival con un post su Facebook. Pur ringraziando, specifica che quello di Sanremo è «un mondo che sento lontano, perché non sono una cantante, non appartengo alla musica popolare italiana. Il mio cammino segue un’altra direzione».
Grazie per avermi accolto in questo universo che è @sanremorai. Un mondo che sento lontano, perché non sono una...
Posted by Kety Fusco on Sunday, February 16, 2025
«Spesso mi chiedono: “Ma cosa ci fai con un’arpa nel 2025?” Io sorrido, perché so che la strada che ho scelto è la più lunga, la più incerta, la più solitaria. So che il mio strumento avrà bisogno di anni per emergere, e questo non mi spaventa», prosegue in una dichiarazione d'amore al suo strumento, precisando di non aver mai accettato compromessi, «nemmeno quando ero dentro un sistema che avrebbe potuto offrirmi tutto, ma solo al prezzo di diventare qualcun altro» e di aver scelto e di scegliere ogni giorno la sua verità.
«Amo la musica per la sua autenticità, per la sua capacità di esistere al di fuori delle regole e dei numeri. Come ha detto più volte in questi giorni Lucio Corsi “la musica non è una gara». È una voce ed un’identità da rispettare: è il riflesso di ciò che siamo, e non può essere misurata o giudicata. È intima, inviolabile», continua il suo testo, in cui si dice certa che il Festival della Canzone Italiana, grazie ad artisti come il citato Corsi, come Willie Peyote e Joan Thiele, «continuerà a essere un palcoscenico dove la verità artistica trova spazio, dove l’autenticità e la tradizione musicale italiana si intrecciano, rinnovandosi senza mai perdersi».
L'augurio è che «tutti gli artisti che hanno attraversato questo Sanremo custodiscano la loro essenza, senza lasciarla sfumare, senza dimenticare il motivo per cui hanno iniziato a fare musica. Perché, alla fine, i veri vincitori non sono quelli che salgono su un podio, ma quelli che restano fedeli a sé stessi, senza lasciarsi cambiare dal rumore del mondo».