Paolo Tomamichel, per queste feste, regala al suo pubblico la nuova canzone "La cüna"
BOSCO GURIN - Una fiaba musicale intitolata "La cüna": per queste feste Paolo Tomamichel ha voluto donare un regalo speciale al suo pubblico, confezionato dentro a una canzone immersa in un contesto di evocazioni rurali e che invita alla riflessione offrendo luci di speranza.
Mai come di questi tempi forse la speranza torna d'attualità?
Certo. In questo tempo funestato di eventi ce n'è davvero bisogno. Tutte queste immagini crudeli di gente che muore innocentemente sotto le bombe mi turbano molto e penso da credente che forse solo una potenza superiore potrà fermare tutte queste guerre.
La canzone "La cüna" invita a ritrovare quel senso di raccoglimento e ad apprezzare un po' di più quello che la vita offre in certi contesti. Tu ti sei sempre concentrato su certi aspetti, mi pare?
In questo periodo vedo che la gente in genere mi sembra più propensa all'ascolto, anche di sè stessa oltre che verso gli altri. Il periodo delle feste sarà che tutti si torna a essere un po' bambini ma nelle persone c'è quell'atteggiamento più riflessivo che dovrebbe però accompagnarci sempre. A me piace molto l'inverno, mi piace il freddo e la tranquillità che in questo periodo dell'anno la natura ci dona. Ecco, se a questo aggiungi la fede riesci a cogliere anche qualcosa d'altro. Ma vedo che anche in coloro che sono distanti dal credere, le festività hanno su di loro un certo effetto di avvicinamento. Ovvio che non si può essere credenti solo da Natale all'Epifania.
La musica è nutrimento spirituale per chi l'ascolta: per chi la fa è un "pasto" doppio, per usare un termine che si allinea un po' ai banchetti di questo periodo?
Sono quasi otto anni che mi occupo solo di musica perché avevo perso il lavoro anni fa e da 25 anni scrivo canzoni dialettali . Mi piace mettere in musica i miei pensieri e da tre o quattro anni quando arriva il Natale mi escono questi brani un po' più riflessivi. C'è quiete interiore e questa travasa nelle canzoni. È quell'emozione di tutti quelli che creano qualcosa e che cercano di fare il meglio per tutti.
Facevi riferimento a una potenza superiore che metta un po' a posto le cose: ti appelli spesso a Dio?
L'uomo è rivestito della possibilità di scegliere tra il bene e il male. A volte, come ti dicevo prima, quando vedo tutto l'orrore delle guerre guardo sù e dico "Ma ve'gn gio", cioè si ha sempre l'esigenza che qualcuno si manifesti.Eppure se guardo fuori anche solo di notte, vedi le stelle e tu dici "ma è già lì", si vede che esiste qualcosa al di sopra e che c'è qualcosa di più grande e sarebbe sufficiente. La manifestazione di questa entità è intorno a noi, sopra di noi. E qua sotto invece l'uomo fa le guerre.
Mi dicevi che dopo tanto dialetto ticinese senti l'esigenza di aprirti a nuovi progetti. Quali?
Dopo 25 anni di canzoni ticinesi in dialetto sono un po' nella fase di pensare a qualcosa di altro. Mi sto dedicando di più allo studio dello strumento e poi ho voglia di un ritorno alle origini: rock'n'roll, blues, musica elettrica, ma non canterò io, lascio spazio alla mia compagna, a Sandra, che hai sentito nel brano "La cuna".
Il pezzo si può ascoltare al seguente link: