In attesa del party di Halloween due chiacchiere con Bello Figo per un bilancio (non del tutto positivo) della sua vita.
BELLINZONA - Questa volta ci siamo e, considerato il successo della prevendita per andare a vederlo, l'attesa era grande. D'altronde ha avuto il tempo di fermentare visto che Bello Figo, al secolo Paul Yeboah, la trasferta ticinese l'aveva tentata già nel 2018, impedita però - con tanto di cancellazione dell'evento - per motivi di sicurezza.
A distanza di sei anni i tempi sono maturi. Il discusso e colorito artista ghanese, ma parmense d'adozione, porterà il suo "Do you Ringo tour" all’Espocentro di Bellinzona, sabato 26 ottobre, in occasione del party di Halloween. Chi conosce i suoi live lo sa, sarà una festa. Nel frattempo l'abbiamo contattato al telefono per due chiacchiere, in modo da conoscerlo meglio.
Ne hai fatta di strada dai tempi di Gucci Boy. Qual è stata la tua evoluzione come artista, ma anche e come individuo?
«Sono in continua evoluzione, non mi sento mai arrivato e continuo ogni giorno a fare quello che mi piace. Non mi pongo limiti».
“No pago affitto” ti ha dato una visibilità che forse nemmeno tu ti aspettavi. Ma anche qualche grattacapo. Ora che le acque si sono calmate, riusciresti a tracciare un bilancio di quel periodo?
«È un periodo che mi ha segnato, l’esposizione non è sempre positiva. Però fa parte della mia vita e non lo rinnego, mi ha insegnato tanto sulla vita e sulle persone».
Da una parte ricalchi lo stereotipo del trapper (soldi, donne, lusso sfrenato), dall’altra ti ci allontani totalmente con questa tua filosofia peace&love… È corretto?
«Fa tutto parte del mio essere, che unisce le due cose. Mi appartengono entrambe. Per me la vita dev’essere pace e piaceri».
L’amore, diciamolo, è alla base della tua poetica. È così anche nella vita?
«È chiaro. Bisogna sempre martellare».
Tra i tormentoni dei live c’è il “non mi fa assaggiare”, ottima sintesi di una frustrazione legata all’impossibilità di conquistare l’oggetto dei propri desideri amorosi. E poi il “martellare”, tema del tuo ultimo brano, che eleva l’amplesso a una sorta di ossessione. Insomma, sempre sesso. Come lo vivi tu?
«Io canto tutto quello che vivo, semplicemente. Quando mangiavo pasta con tonno lo cantavo. Ora martello. E sono contento. Non è frustrazione od ossessione, è una missione. Voglio aiutare i Martelli e le Martelle a stare bene e godersi la vita».
E come pensi che lo vivano i giovani d’oggi?
«Penso che con i miei insegnamenti durante i live possano imparare tanto».
Riempi le piazze. I giovani impazziscono letteralmente per te. La percepisci come una responsabilità oppure non ci badi?
«So di essere un esempio per loro, e per questo con il martellare tour cerco di essere un bravo maestro».
Tralasciando le minacce che in passato ti hanno impedito di esibirti qui, quali sono (se ci sono) i tuoi rapporti con la Svizzera?
«Ottimi, mi piace terra svizzerese. Ho fatto diversi live qui, è andato sempre tutto bene».
Oltre 680 mila iscritti su Youtube e milioni di visualizzazioni. Pensi di fermarti prima o poi?
«Non mi fermo mai, a breve nuova musica».
Cosa dobbiamo aspettarci per l’evento qui in Ticino?
«Tanto sano divertimento e si spera di martellare!».