Intervista a Akemi Takada, penna sopraffina di cartoni culto come “È quasi magia Johnny“ questo weekend al Japan Matsuri di Bellinzona.
BELLINZONA - Non può essere Japan Matsuri senza ospiti di richiamo.
Oltre all'amatissima Cristina D'Avena, questa edizione 2024 della manifestazione che animerà l'Espocentro il 21 e il 22 settembre vedrà la presenza anche di Akemi Takada. Se forse il suo nome potrà dirvi poco, i suoi disegni li avete sicuramente visti e amati.
Classe 1955, Takada, ha infatti curato il design dei personaggi in cartoni animati culto e popolarissimi tratti da manga altrettanto seminali. Quali? C'è solo l'imbarazzo della scelta: da “È quasi magia Johnny” (“Kimagure Orange Road”, in originale) fino a “Creamy” passando per “Lamù - la ragazza dello spazio”. E sono solo alcuni.
L'artista sarà protagonista di due momenti, un workshop gratuito (sabato 21, ore 15:15) e una sessione di autografi e disegni (domenica 22, ore 13:30).
L'abbiamo intervistata.
Takada-sensei, oltre all'anime di “Maison Ikkoku” (“Cara dolce Kyoko”), ha lavorato anche a “Lamù”, una delle opere più iconiche di Rumiko Takahashi. Com'è stata l'esperienza di lavorare al character design di questa serie e di adattare all'animazione il lavoro di una mangaka così famosa?
«All'epoca di “Maison Ikkoku”, Takahashi-sensei era un nome molto importante con alle spalle una serie di grandi successi, ma all'epoca di “Uruseiyatsura“ (“Lamù”, ndr.) era appena agli inizi della sua carriera, proprio come me!
Quindi, piuttosto che adattare o cambiare alcune cose, ho voluto provare a tirare fuori l'essenza dei suoi personaggi manga per poi trasporli sullo schermo.
Nel manga il design dei personaggi spesso è leggermente diverso da vignetta a vignetta, a seconda della posizione e dell'intenzione, quindi ho scelto i volti più carini e li ho usati come base per i personaggi dell’anime.
Trasportare un personaggio dalla pagina all'animazione è un lavoro complesso: è come creare un modello virtuale in 3D nella propria testa e poi disegnarne quello che la carta non può mostrare.
Anche se i cartoni animati sono bidimensionali ci sono tante cose di cui bisogna tenere conto. Per esempio, nell'animazione ci sono vari modi di guardare in dietro, in alto, in basso.
Se non lo si pone, almeno mentalmente, su un piano tridimensionale, il risultato sarà bizzarro: sembrerà “molliccio” e non si muoverà bene, quindi ho realizzato la caratterizzazione tenendo presente questo aspetto.
Un'altra cosa che va tenuta in considerazione: nei manga, le proporzioni del corpo del personaggio cambia da vignetta a vignetta. In quelle piccole, i personaggi sono generalmente più "schiacciati", mentre in quelle più ampie è il contrario. Questo però non va bene quando si tratta di animazione, dove bisogna mantenere una certa coerenza.
Passando a “È quasi magia Johnny”, molti ragazzi occidentali, oggi adulti, portano nel cuore il triangolo amoroso di Johnny (Kyosuke), Sabrina (Madoka) e Tinetta (Hikaru). Quali sono state le sfide più grandi nel lavorare su Orange Road? Dal punto di vista visivo e narrativo, ci sono delle differenze evidenti tra il manga e l'anime. Lei come ha affrontato queste differenze?
Anche i disegni di Matsumoto-sensei presentano variazioni di espressione da un'inquadratura all'altra, quindi il mio compito è stato - per così dire - quello di “estrarre il personaggio” da essi e di uniformare il tutto tentando il più possibile di rispettare gli originali.
Devo ammettere che è stato un compito difficile.
C'è un personaggio della serie che le piaceva particolarmente disegnare?
La più divertente da disegnare nella serie è stata sempre e comunque Madoka (Sabrina). Penso che sia la ragazza più bella di tutto l’oriente e che possa indossare qualsiasi tipo di vestito!
“Maison Ikkoku” e “Orange Road” hanno un filo conduttore comune: entrambe raccontano storie d'amore "impossibili" e agrodolci, con un velo di nostalgia. Le piacciono questo tipo di storie?
Le storie d'amore come queste raggiungono il climax quando - dopo le mille difficoltà - l'amore può finalmente sbocciare. Sono storie che fanno battere i cuori delle persone.
Per quanto mi riguarda, devo dire che i triangoli amorosi e questo genere di cose non è che mi facciano proprio impazzire. Quindi se mi chiedete se mi piacciono, beh, ecco... direi non proprio... (ride).
Non possiamo non parlare di “Creamy”, un'opera che ha segnato un'epoca e che nel mondo italofono diventando uno dei cartoni animati giapponesi più amati. L'idea della pop-star "magica" è ancora attuale, ripresa anche da produzioni americane (vedi ad esempio Hannah Montana). Quali sono state le sue principali ispirazioni e sfide nel creare il design di Creamy? Cosa prova sapendo quanto sia stato importante non solo per il pubblico, ma anche per la cultura pop?
Si dice che un buon personaggio si riconosca solo dalla sua silhouette. Ho disegnato Creamy Mami come una idol, ma volevo creare un personaggio la cui silhouette fosse immediatamente riconoscibile.
Un altro punto chiave, a mio avviso, è il colore.
All'epoca, allo Studio Pierrot (studio d'animazione giapponese famosissimo per i suoi cartoni a tema “maghette”, ndr.) c'era una cartella colori con un numero enorme di tinte. Noi potevamo usare una volta e mezzo o due volte più colori rispetto ai disegnatori che lavoravano in altre aziende.
Il motivo per cui ne avevamo così tanti è perché quando abbiamo lavorato all’anime “Nils Holgersson” abbiamo aumentato le gradazioni di colore in modo da riprodurre al meglio la natura che era una parte fondamentale di quella storia. È stata questa abbondanza di colori che ha permesso di decidere i colori per Creamy Mami.
Ad esempio, per i toni della pelle, abbiamo potuto utilizzare non solo quelli con illuminazione normale, ma anche una serie di sfumature differenti a seconda del contesto, come al tramonto, di notte e così via. I colori sono stati un elemento molto importante per la produzione di “Creamy Mami”.
Riguardo alle principali ispirazioni, devo dire di essermi ispirata agli abiti che avrei voluto indossare ai saggi di pianoforte quando ero bambina e agli abiti delle idol come Seiko Matsuda, che all'epoca era nel fiore degli anni (da molti considerata la Madonna giapponese, oggi ha 62 anni e continua a fare musica, ndr.). Ho disegnato la collezione in base a quegli abiti.
So bene che Creamy è diventata un'icona della cultura pop. È piuttosto imbarazzante per me che i miei disegni degli anni '80 siano finiti davvero ovunque, ma allo stesso tempo non posso negare di essere contenta che piacciano ancora così tanto!
Ha un personaggio o una scena preferita?
Il mio personaggio preferito è Creamy. Finora l'ho disegnata in molti modi, le ho fatto indossare molti vestiti, ma sento che potrei disegnarla ancora e ancora... E mi basta pensarci perché mi venga voglia di prendere in mano la penna...
La mia scena preferita è il commoventissimo ultimo concerto.