Roberto Colombo, dell'Heaven Recording Studio, produttore e arrangiatore: «Non si potrà sostituire l'artista vero»
MASSAGNO - Artisti che vogliono per forza esserlo ma non lo sono, autori che pensano di risolvere la "panne" creativa di lungo corso provando il "giocattolo", gente che s'inventa produttore dalla sera alla mattina e si presenta con un file dentro a un hard-disk da un produttore vero per fargli ascoltare un artista finto e di belle (commercialmente) speranze.
Ne sa qualcosa, sull'argomento, Roberto Colombo, produttore e arrangiatore dell'Heaven Recording Studios di Massagno, dove qualche settimana fa - ma è il caso più recente - l'intelligenza artificiale ha bussato alle porte del suo studio.
«Sì, è accaduto quando una persona con cui collaboro mi contatta e mi dice che ha scritto una canzone e che mi manderà il provino. Ascolto il pezzo con questa voce femminile e dico "caspita, bravissima! Ma chi è?" gli domando. E lui: "Non esiste. L'ho fatta cantare all'intelligenza artificiale". E lì è scattato un campanello d'allarme e mi sono chiesto cosa stia davvero succedendo. Se sentivi questa voce era totalmente umana».
"L'androide" ti ricordava qualcuna di già nota?
Allora, mi ricordava un po' tutti e nessuno. Il gioco è facile. Ci si affida a dei siti che lavorano sugli algoritmi e che lavorano e manipolano le voci che gli dai in pasto tu. Quindi, che ne so, voglio una voce alla Giorgia. Benissimo: la macchina "profila" le varie forme d'onda della voce e ricrea un timbro. Nuova cantante pronta!».
La "nuova cantante pronta" non sarà poi però altrettanto pronta a salire su un palco, vista la sua inesistenza?
Ah certo, questo discorso funziona fino alla porta di uno studio di registrazione. E neanche tanto. Non si tratta solo del discorso live, i problemi riguardano anche la sua versione studio: prendi l'interpretazione, parlavamo di Giorgia, chi può generare la sua espressività e il modo in cui va in studio e canta qualcosa su quella parte di testo in un certo modo? Non credo l'IA potrà azzerare un artista vero, perché a quel punto non avrebbe più senso nemmeno la figura dell'artista stesso, non tanto quella del produttore».
L'AI in che modo e in quali fasi della produzione soprattutto ha cambiato il tuo lavoro?
In studio in realtà è cambiato poco. Quello che è cambiato è la fase creativa di produzione, nel senso che oggi un artista che scrive una canzone mentre una volta si doveva mettere lì chitarra o pianoforte e carta e penna, adesso si siede al computer e gli dice scrivimi questa canzone. Ovvio che quello ha il volto musicale di un provino, con dei suoni imperfetti, ripetitivi, un pelino indietro dal punto di vista produttivo e con un master finale che non è all'altezza. Quindi, sostanzialmente, per noi cambia il fatto che al posto di vederti arrivare l'artista, ti arriva il provino che dobbiamo poi innalzare a livello degli standard discografici, chiaramente, perché un orecchio attento capisce c'è qualcosa di artificiale in quello che sente».
Quindi l'AI può insidiare il campo della pre-produzione facendo risparmiare soldi e tempo a chi poi ti farà arrivare il file per renderlo conforme agli standard richiesti dal mercato discografico?
Esatto. Un provino da IA dà una grossa mano agli artisti, che arrivano in studio con un prodotto abbastanza definito. Perché sai, un conto è se mi arriva l'artista con un pezzo che ha solo voce e chitarra e poi gli devo fare tutto l'arrangiamento. Con queste pre-produzioni, da lì a renderli professionali è abbastanza veloce il processo».
L'intelligenza artificiale può essere foriera di grandi prodigi, ma non le possiamo chiamare, per dirla alla Battisti, emozioni. Quelle originali, intendo, nate da un essere umano che in quanto artista piega il suo animo al servizio dell'espressione. Sei d'accordo?
Le macchine non potranno generare la rappresentazione della nostra anima e i veri artisti non si fanno scrivere le canzoni dalla IA. Serve ad alcuni che si cimentano nella musica, cercando di farsi aiutare anche nella scrittura di un testo. Ma stiamo parlando d'altro, ripeto il vero artista fa l'artista, non cerca scorciatoie, che considererebbe aberranti comunque».