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Storie di pace e libertà messe dentro a una fiaba

Il Teatro dell'Orsa di Monica Morini in scena con "Fiabe a colori" al Festival internazionale della narrazione di Arzo
Foto Festival della narrazione
Storie di pace e libertà messe dentro a una fiaba
Il Teatro dell'Orsa di Monica Morini in scena con "Fiabe a colori" al Festival internazionale della narrazione di Arzo
ARZO - Ritorna al Festival internazionale della narrazione il Teatro dell'Orsa - domenica 25 agosto ore 18:30 - portando in scena "Fiabe a colori", tre storie che parlano di pace e libertà con un omaggio a Topo Federico di Leo Lionni. Uno spettacolo...

ARZO - Ritorna al Festival internazionale della narrazione il Teatro dell'Orsa - domenica 25 agosto ore 18:30 - portando in scena "Fiabe a colori", tre storie che parlano di pace e libertà con un omaggio a Topo Federico di Leo Lionni. Uno spettacolo che vedrà per protagonista Monica Morini, con Gaetano Nenna al pianoforte e al clarinetto, e la regia di Bernardino Bonzani. Ne abbiamo parlato proprio con l'attrice che ad Arzo è molto amata dal pubblico.

Storie di pace e libertà in un tempo funestato da guerre e repressioni. Come spiega ai bambini questi due termini?Bisognerebbe sempre partire dal fatto che non dovremmo mai usare le storie come medicine per le emergenze che viviamo. Le storie ci allenano in modo molto più ampio a rendere grande la comprensione di noi dell'altro. È la base, la cerniera e il balsamo per arrivare a essere un noi più grande. E i bambini non hanno bisogno di semplificazioni, sono dei profeti, hanno le antenne della bellezza, altissime, tese e sanno individuare prima di noi i misteri della vita. Le storie e uno spettacolo come il nostro servono a fare comunità, a vivere insieme un tempo sospeso. Gli adulti e i bambini si guardano negli occhi, i grandi sospendono il fare furioso di tutti i giorni. Le buone storie servono a tutti. E non devono spiegare, ma attuare il ribaltamento dei segni. Portando in scena la figura di un re arrogante non è che gli stai spiegando che è sbagliato, gli stai facendo provare con il grande strumento dell'ironia che è la più potente che c'è, il ridicolo di quel potente. Il potere dileggiato ha sempre tanta paura.

In Fiabe a colori si ride e si riflette e attraverso la vita sospesa del fantastico si mette a fuoco meglio la vita. Anche con una colonna sonora che va da Mozart a Bach che sembra piacere anche ai più piccoli.

Essere dei portatori di storie vuol dire che la parola è già musica. Ma la parola che è musica ti conduce dritto dentro tre mondi fiabeschi, dentro a un bosco, tra due castelli, dentro un campo in una piccola tana di topi, sospinta dai riadattamenti di Gaetano Nenna delle opere dei grandi compositori. L'eco di quell'impronta è l'eco della bellezza, che i bambini proprio facendo riferimento alle antenne di prima sanno cogliere, perché la bellezza è alla portata di tutti.

Uno spettacolo che parla anche di diritti. Sempre con un occhio all'uomo potente senza qualità e alla sua anima smarrita?

I bambini hanno diritto alla pace, al gioco, ai pensieri selvatici, alla poesia. Anche i grandi hanno un grande bisogno di queste cose e di ritrovare l'anima smarrita, come descrive bene nel suo libro Olga Tokarczuk. L'anima smarrita non riesce a stare dietro al suo proprietario e la velocità con cui si muovono le anime è molto ma molto più lenta di quella degli uomini. Abbiamo bisogno di tutte le occasioni in cui le comunità si incontrano e diventano come pensanti insieme per ritrovare un po` la misura vera della condizione umana, perché questo è stato fin dalla notte dei tempi.

Cosa non dimentica mai di mettere dentro la valigia dell'attore?

L'ascolto e il riconoscimento dell'altro. Vedo sempre di più un mondo in isolamento, ognuno nel suo spazio, ognuno con le sue cuffiette: il compito di chi narra è di togliere le cuffie e aprire un altro ascolto, tradurre ciò che rischia di non essere detto. E, parlando di Fiabe a colori, la regia di Bonzani ha reso tutto il più organico possibile.

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