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LOCARNO FILM FESTIVALI nuovi talenti svizzeri e ticinesi del cinema di domani

08.08.24 - 06:30
Sfide e opportunità per i giovani cineasti: a Locarno77 torna il confronto tra le scuole svizzere
Depositphotos (AndrewLozovyi)
I nuovi talenti svizzeri e ticinesi del cinema di domani
Sfide e opportunità per i giovani cineasti: a Locarno77 torna il confronto tra le scuole svizzere

LOCARNO - Locarno Film Festival riserva una grande attenzione sul cinema del presente, ma anche su quello del futuro. In quest'ottica rientra un'iniziativa come Film Foundry: Young Swiss Cinema, che raccoglie sei scuole svizzere che formano i professionisti della Settima arte di domani.

Nei tre giorni previsti dal nuovo formato (in precedenza era uno solo) i partecipanti all'iniziativa - provenienti dal CISA di Locarno, ZHdK di Zurigo, HSLU di Lucerna, ECAL di Losanna, HEAD di Ginevra e dall'USI di Lugano e Mendrisio - mostreranno i cortometraggi di diploma e si scambieranno pareri, dritte e proposte. Abbiamo chiesto a Marco Poloni di accompagnarci alla scoperta dei cineasti di domani. A partire da quella che è la realtà del Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive da lui diretto, ovvero il CISA. «Abbiamo 56 studenti iscritti, 37 nel biennio e 19 nell'anno di specializzazione. La metà di essi sono ticinesi». C'è grande impegno e intensità da parte loro, «si lavora bene, divertendosi molto. C'è una buona energia».

Il programma rinnovato - L'iniziativa locarnese esiste da dodici anni. «Quest'anno abbiamo reimpostato il formato» che, come già detto, in precedenza era condensato in una singola giornata, dalle 9 alle 18. «L'effetto non esattamente positivo» spiega Poloni «era che gli spettatori erano un po' schiacciati dalla quantità di film visti». I feedback giunti dalle varie scuole hanno portato alla forma attuale, con proiezioni spalmate tra sabato 10, martedì 13 e giovedì 15 agosto e suddivise in aree tematiche, «per mescolare meglio le produzioni delle scuole». Anche il nome è mutato. «Siamo andati ovviamente sull'inglese, con un richiamo a un elemento storico della cultura svizzera come l'ottima tradizione tipografia. Le fonderie sono le case produttrici di caratteri tipografici e ci piaceva questo elemento, la fabbrica del fare cinema».

Un progetto come Film Foundry permette agli apprendisti cineasti di «confrontarsi con modi di pensare molto diversi, il che può ampliare la loro percezione di cos'è il cinema». Partendo ad esempio dalle differenze di approccio da scuola a scuola. «Noi tentiamo di puntare sempre sulla perfezione tecnica» sottolinea Poloni, mentre altri istituti «mettono meno enfasi sulla tecnica e puntano di più sulla poesia». C'è poi una grossa differenza data dalle età degli iscritti. «Uno studente CISA di 21 anni porta con sé un'esperienza di vita che non è la stessa di un trentenne iscritto a Ginevra. Per i nostri studenti il percorso che li porta a palleggiare l'ironia, l'ellissi e il non detto è senz'altro molto ripido e veloce».

Il racconto di un mondo che cambia - Cosa interessa ai giovani raccontatori di storie cinematografiche? Difficile fare un discorso comune per tutti ma, conferma Poloni, in primis «c'è la preoccupazione legata ai cambiamenti climatici». Troviamo poi, sfogliando il programma delle proiezioni, i mutamenti della società, la percezione dell'individuo e dell'identità personale. «C'è una forma di pensiero» fa poi notare Poloni «che è stata trasformata dall'uso delle piattaforme». I giovanissimi non hanno più nei libri di centinaia di pagine un punto di riferimento, come era stato per le generazioni precedenti. «C'è un pensiero più contestuale in cui varie realtà sono messe in relazione in tempo reale. Questo cambia i formati dell'editing, il tempo dei film».

I videomaker del CISA hanno un occhio attento per i cambiamenti, aggiunge il direttore. «Ogni anno tentiamo di produrre due fiction e altrettanti documentari». Se le prime sono difficili per lo sforzo creativo di trovare un taglio originale a temi già affrontati innumerevoli volte, i documentari «sono difficilissimi per l'approccio al reale che è sempre più difficile per chi spende tante ore sul cellulare o sul computer, confrontato con bolle che sono in gran parte delle costruzioni fittizie». Tra i titoli presentati a Film Foundry troviamo per esempio "Fuori campo" di Tommaso Bellinzaghi, che segue la squadra di baseball degli Hurricane, composta da giocatori ipovedenti.

Raccontare con una risata - Tornando sulla fiction, un approccio che funziona è quello della metafora e dell'ironia. Come in "Il bisticcio del riccio meticcio" di Céline Lancini, che parla delle difficoltà d'integrazione nella Svizzera contemporanea. «È un film divertente anche se descrive una crisi, che è quella dell'avere i capelli crespi in un ambiente dove il capello liscio è la norma». Il successo di "Bonjour Ticino" è la dimostrazione di come sia efficace dare un taglio leggero a temi impegnativi come l'identità nazionale. «Sappiamo che l'ellisse è un protocollo narrativo potente» afferma Poloni. Con una risata si può riuscire a raccontare qualcosa che, in altre forme, potrebbe risultare indigesto. «Anche in Svizzera bisogna stare attenti a ciò che si dice, ci vuole creatività per poter farlo senza urtare la suscettibilità di nessuno».

Tra desiderio e professione - Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, chi sono i giovani che bussano alla porta del CISA - e, soprattutto, cosa vogliono diventare. «All'inizio tutti vogliono fare il regista». È compito del personale dell'istituto identificare e coltivare i talenti di ognuno di loro, instradandoli verso «i tanti mestieri del cinema che sono molto interessanti». Sono cinque le direttrici di specializzazione: oltre alla regia troviamo fotografia cinetelevisiva, suono, montaggio e produzione creativa. «Le figure più richieste non sono i registi ma i montatori, i fonici, i produttori. Tentiamo di spiegare ai ragazzi che sono tutti mestieri creativi, solo con un taglio diverso». Sempre più ticinesi si stanno ritagliando delle ottime carriere a Los Angeles, conferma Poloni, «specialmente nella fotografia. Le specializzazioni sono tante, così come le possibilità di crescita».

Il futuro appare roseo - Quali prospettive ha, Poloni, sulla prossima generazione di cineasti ticinesi? «Sono sinceramente e assolutamente ottimista. Non solo perché frequentano la scuola, ma perché si trovano in un ambiente che sta facendo dei passi avanti. Penso in particolare alla Ticino Film Commission che fa un lavoro veramente straordinario». Per i ragazzi iniziative come quella locarnese «confrontano i ragazzi con il puro talento. Il confronto è quotidiano ed è un fattore di grande crescita».

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