
Michel Steyaert ha appena sfornato il suo ultimo singolo "6 Bella"
LUGANO - Torna sulle pagine di tio/20minuti il cantante ticinese Michel Steyaert, che dopo un lungo viaggio negli Stati Uniti è rientrato alle nostre latitudine con tanta voglia di fare e un repertorio decisamente più maturo. Ecco quello che ci ha raccontato.
Sei partito giovanissimo. E poi ti sei fermato per quasi un anno. Avuto di bisogno di allargare gli orizzonti e ricaricare le batterie?
«Non mi sono fermato. Avevo bisogno di una pausa per dedicarmi esclusivamente alla scrittura, senza la pressione dei risultati. Divento davvero paranoico nel raggiungere i miei obbiettivi. Forse è per questo che non mi sta andando malaccio con la musica. Staccare un po' mi ha fatto bene».
Il nuovo singolo è decisamente un passo avanti rispetto alla tua discografia passata. Questa pausa ha quindi dato i suoi frutti?
«Decisamente. Si tratta del primo passo per alzare l'asticella. Ripartire dopo un anno non è facile, soprattutto a livello numerico. Per competere bisogna rimanere attivi, altrimenti si rischia di finire nel dimenticatoio».
A cosa ti sei ispirato per scriverlo?
«In America ho conosciuto molti artisti di strada e sono stato in un locale Blues e Soul. È stato davvero incredibile. Si dice che il Soul sia la musica dell'anima, e in quel posto si capiva. Ho percepito il potere che la musica ha sulle persone».
Come si è svolto il processo creativo?
«Ho semplicemente riscritto il testo. La base l'avevo registrata e pubblicata a dicembre su Instagram, ottenendo 50mila visualizzazioni in poche ore. Poi l'ho ripresa dopo mesi su richiesta di molte persone. È una canzone vecchia ma nuova».
Chi è la tua musa ispiratrice, che nel brano «non chiami per nome»?
«Non posso dire. Ma non sono come Dante, ispirato solo a Beatrice. Ci sono infinite cose che mi possono ispirare».
Cosa bolle in pentola?
«Ultimamente sono stato in ritiro a Napoli con il team per rimettermi sui binari. Ovviamente, non pubblicherò subito nuove canzoni. Ma stiamo cucinando. Ora lasciamo bollire la pentola».