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MUSICA«Siamo qui per servire la musica»

05.06.23 - 06:30
In "Found My Sun" Joe Dallas & The Monk hanno incontrato Nate James. Il risultato? Un soul un po' "old school" e un po' contemporaneo
JOE DALLAS & THE MONKS
«Siamo qui per servire la musica»
In "Found My Sun" Joe Dallas & The Monk hanno incontrato Nate James. Il risultato? Un soul un po' "old school" e un po' contemporaneo

GIORNICO - Venerdì 2 giugno è uscito "Found My Sun", il nuovo singolo firmato Joe Dallas & The Monks. La formazione ticinese, che fa del funk la sua linea musicale principale, si avvale per l'occasione di un ospite d'eccezione: il cantautore britannico Nate James. A raccontarci qualcosa riguardo alla collaborazione e alle caratteristiche del brano è il chitarrista Daniel Macullo.

Come siete arrivati a James?
«Ho sempre seguito il suo lavoro e il primo album del 2006, "Set the Tone", ci ha influenzati tantissimo. Un giorno ho cercato su Instagram il suo contatto e gli ho scritto (ride, ndr)».

Da lì poi cos'è successo?
«Abbiamo fatto uno showcase a Rete Tre e ho approfittato per chiamarlo come ospite e conoscerci. Il giorno successivo abbiamo lavorato in studio e in quattro ore abbiamo tirato fuori questo brano».

Avevate decisamente le idee chiare...
«Ci siamo subito trovati alla grande: è uscito tutto spontaneo, veloce ed eravamo contenti. Così ci è rimasto più tempo per mangiare (ride ancora, ndr)».

"Found My Sun" è qualcosa di un po' diverso rispetto a quello che ci avete fatto ascoltare in questi anni: come lo descriveresti?
«Nate quel giorno era più orientato verso qualcosa di soul e non troppo "dinamico", se così possiamo dire. Così ci siamo fatti portare da questa vena, che richiama il soul "vecchia scuola" ma con qualche sonorità più attuale e qualche "chicchettina" musicale, che fa pensare al gospel...».

Di cosa parla?
«D'amore, di gioia. È un brano molto lineare, nella sua semplicità».

Nate James lo ritroveremo, insieme a voi, a JazzAscona...
«Preso atto del feeling che si è creato, mi ha fatto piacere invitarlo nuovamente ad Ascona per una "incursione" nel nostro concerto. Proporremo sicuramente questo brano e qualcos'altro in più del suo repertorio, probabilmente 3-4 brani. E lui canterà uno dei nostri. Sarà un'altra occasione collaborare e conoscerci ancora meglio».

Cosa vi ha lasciato questo incontro artistico?
«Sicuramente ci ha fatto conoscere un altro modo di approcciare la musica: Nate viene da un'altra nazione, ha un background differente, è anche più grande di me e ha vissuto la musica ad altri livelli, rispetto ai nostri. Alla fine mi ha fatto capire che l'importante è fare la musica al meglio delle proprie possibilità. Chissenefrega di cosa ha fatto e cosa no: siamo qui per servire la musica, e basta. Quindi impegnati per farlo al meglio, e con umiltà».

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