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VIPLeo Gassman: «Suonavo per strada, tanti pregiudizi sul mio cognome»

14.03.23 - 18:00
Il cantante (figlio e nipote d’arte) ha raccontato gli inizi di una carriera in ascesa 
IMAGO / ZUMA Wire
Leo Gassman: «Suonavo per strada, tanti pregiudizi sul mio cognome»
Il cantante (figlio e nipote d’arte) ha raccontato gli inizi di una carriera in ascesa 

ROMA - Dopo essere stato lanciato da “X Factor” Leo Gassman c’è lentamente costruito una carriera che l’ha portato sul palco del Festival di Sanremo e ad avere un successo sempre maggiore nel panorama del pop italiano. Intervistato dal Corriere della Sera, il figlio e nipote d’arte (suo padre Alessandro e suo nonno Vittorio Gassman hanno scritto pagine importanti del cinema italiano) ha raccontato gli inizi nel mondo della musica.

«La prima chitarra me la regalò mamma e mi venne naturale imparare a suonarla - ha raccontato Leo Gassman -. Ho fatto l’Accademia per 5 anni, ma in prima liceo ho lasciato: mi sentivo soffocare, era un esame ogni giorno, in fondo ero solo un bambino». Più tardi la passione è tornata, fino a spingerlo a suonare in strada. «Quando i miei amici facevano serata in discoteca, io andavo a suonare per strada. Roma di notte in centro si svuota, all’1 mi mettevo sotto gli ombrelloni dei ristoranti chiusi al Pantheon, o a piazza Navona. Suonavo per me, non per gli altri. Di giorno tiravo su 50/60 euro, ma non avevo neanche il permesso. Anche a Milano sui Navigli l’ho fatto, ma era per conquistare una ragazza... funzionò».

Come molti figli d’arte, anche Leo Gassman s’è dovuto misurare con il peso di un cognome importante. «Ognuno nella vita deve combattere contro pregiudizi o stereotipi, io ho avuto quello del cognome. Forse per questo mi sono messo sempre molto alla prova, in gare dove dovevo dimostrare di essere all’altezza, come X-Factor e Sanremo. Poi certo, so che ci sarà sempre qualcuno che penserà: hai vinto perché sei raccomandato; perdi perché non vali un c… La porta in faccia peggiore? Una bella forte dopo Sanremo 2020, avevo vinto (tra i giovani, ndr) e mi aspettavo di poter andare nei big: il fatto di non essere preso mi fece male. Amadeus però aveva ragione. Dopo l’ho capito…». 

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