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«Non mi sentivo in diritto di fare musica ingenua»

MUSICA«Non mi sentivo in diritto di fare musica ingenua»

27.01.23 - 06:30
Il musicista ticinese "Soliloquio" è tornato con un brano diverso dagli altri, ma carico di energia dal titolo: "Guai"
Soliloquio
«Non mi sentivo in diritto di fare musica ingenua»
Il musicista ticinese "Soliloquio" è tornato con un brano diverso dagli altri, ma carico di energia dal titolo: "Guai"

SAVOSA - Dentro ai "Guai" di Malcom Demarchi. Giunto alla fine di un progetto volto al sociale e all'inclusività, l'artista ticinese, che in arte si fa chiamare Soliloquio, si è guardato dentro, alla ricerca del coraggio di fare musica leggera. Grazie a una collaborazione con una realtà della Romandia, è nato così "Guai", da oggi disponibile su Youtube e Spotify. Per l'occasione lo abbiamo intervistato.

Come nasce "Guai"?
È un singolo che si accoda a un piccolo mixtape a cui avevo lavorato qualche tempo fa. Questo progetto si chiama "môme", ossia ragazzino, perché l'obiettivo è fare musica ingenua. E in "Guai" c'è un vero e proprio lato spensierato, che non è stato semplice fare uscire.

Per quale motivo?
Nella mia testa era come se non mi sentissi in diritto di poter fare musica leggera. Ero convinto che bisognasse per forza veicolare un messaggio importante, delle riflessioni e delle emozioni forti. Ed è stato difficile discostarmi da questa idea di musica. Ma ci vuole anche questo. Perché siamo circondati da notizie importanti e spesso tendenti al negativo. Me ne sono reso conto soprattutto facendo concerti la scorsa estate. Se canti qualcosa di gioioso, il pubblico sotto al palco risponde.

Dopo "Guai" seguiranno altri progetti?
Sì. Con il gruppo di Yverdon con cui collaboro già, abbiamo in mente un progetto in cui le canzoni verranno cantate in diverse lingue. Io continuerò a cantare in italiano e loro aggiungeranno il francese. E secondo me è un progetto necessario, perché tendenzialmente i ticinesi ascoltano i ticinesi e gli italiani; i romandi, i romandi e i francesi; e così via. Creando delle connessioni tra di noi potremmo riuscire a "scambiarci" gli ascoltatori. Sarebbe bello se loro venissero trasmessi sulle radio ticinesi e io su quelle romande.

Prima di "Guai" c'è stato "Jamie"...
Quando andavo al liceo, verso i 18 anni, ho cominciato a dare lezioni di ripasso al venerdì pomeriggio al foyer della croce rossa per minorenni non accompagnati migranti a Paradiso. Con alcuni dei ragazzi ho cominciato a instaurare dei legami. Ci siamo scambiati le nostre conoscenze in ambito musicale e la nostra passione. E così è nata l'ispirazione per "Jamie" che è il racconto di uno dei ragazzi.

Il volontariato è una realtà che conosce bene?
Studio pedagogia a Friborgo. E da quando ho 15 anni faccio volontariato nell'associazione New ability che si occupa di persone con disabilità. È un ambito che mi interessa e a cui appartengo già da tanto. Con l'università ho avuto l'opportunità di fare anche degli stage: ho lavorato in scuole speciali, in campi per persone non vedenti... E tra le varie cose mi è capitato di fare volontariato con persone migranti. Ma è un mondo che non conosco in prima persona e infatti ho avuto diverse difficoltà nello scrivere "Jamie".

Come mai?
Volevo essere fedele al cento per cento, ma è stato difficile perché di solito parto da realtà che conosco quando scrivo. Perciò ho chiesto ai ragazzi del foyer di seguirmi in questo progetto. Hanno anche partecipato al video, alla scrittura del testo e alla scelta dei suoni. Il testo è nato nel 2018, ma abbiamo rilasciato la canzone nel 2022. Non è che ci siamo rimasti su per quattro anni sempre e costantemente. L'abbiamo abbandonato e ripreso tante volte, proprio perché mi facevo molte paranoie. Non volevo un piano-voce struggente, perché il testo, anche se molto duro, ha una svolta anche positiva sul finale. Perciò abbiamo optato per suoni gioiosi e allegri, come già fa Stromae.

E da "Jamie" è nato un progetto benefico...
Proprio perché volevo curare tantissimo questo progetto, ho collaborato con un artista di Friborgo. Ha realizzato la cover dell'album, con cui poi abbiamo deciso di creare un prodotto da vendere e donarne il ricavato in beneficenza ad Aletheia, un'associazione ticinese che opera in Grecia. Abbiamo organizzato un evento a Friborgo, cantato, discusso della tematica ed entro Natale siamo riusciti a vendere tutti i poster e abbiamo mandato i soldi.

Impegnato nel sociale, ma anche nella musica. Dove si vede fra qualche anno?
Cambio risposta ogni dieci minuti. A me piace tantissimo fare musica. Ma spero di non dovermelo mai imporre. Perché mi affascina l'idea di poter fare solo musica, ma mi spaventa anche. Perciò cerco di non pormi troppo questo dubbio. Lascio le cose correre e vedere come evolvono. Non voglio tormentarmi con le aspettative. Mi piacerebbe tanto riuscire a unire il mondo del sociale al mondo della musica, creando dei corsi di scrittura e degli spazi in cui accogliere chi vorrebbe fare musica ma non ne ha i mezzi.

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