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CANTONE«Vi racconto come è stato attraversare il Sahara da solo»

21.11.22 - 06:30
“Uniti dal Silenzio” di Federico Iannaccone racconta un'impresa frutto di una promessa fatta da ragazzo
Depositi/Iannaccone
«Vi racconto come è stato attraversare il Sahara da solo»
“Uniti dal Silenzio” di Federico Iannaccone racconta un'impresa frutto di una promessa fatta da ragazzo

LUGANO - Una traversata del deserto del Sahara in solitaria, a dorso di dromedario, affrontata da un ragazzo che ha fatto una promessa a suo nonno. Sembra una storia da romanzo (e in effetti lo è), ma è una storia accaduta realmente. Molti anni dopo averla vissuta, lo scrittore Federico Iannaccone - noto pe - ha deciso di raccontarla nel suo nuovo libro “Uniti dal Silenzio”. 

È un episodio di vita vissuta che sembra davvero un'opera di finzione. Come mai hai deciso di raccontarlo solo adesso?
Quando decisi di fare questo viaggio lo feci d'impulso, non sapevo davvero a cosa stessi andando incontro. Fu un’avventura bellissima ma logorante. Ci sono stati momenti di grande disperazione. Ho aspettato tanto a scrivere questo libro proprio per dare il tempo alla mia memoria di cancellare quei momenti, e ripropormi il ricordo di quei giorni nella sua vera essenza. Solo così ho potuto raccontare davvero il deserto.

Come ti eri preparato al viaggio? C'è stato un piano?
Oggi, ogni volta che mi preparo per una nuova avventura, studio ogni dettaglio nei minimi particolari, non lascio nulla al caso. Quando partì per il Sahara invece ero giovane, inesperto. Credevo di essermi preparato a dovere ma mi sbagliavo. Un piano generale c’era, ma furono molte le cose che non andarono per il verso giusto.

Qual è stata la sfida, o le sfide più grandi, della traversata?
Il deserto è un luogo magico, emozionante, ma anche capace di piegare la volontà di chiunque se la motivazione con cui lo si affronta non è forte. Quasi ogni giorno sono stato sul punto di mollare. La sfida più grande è stata sicuramente con me stesso, con quella vocina nella testa che cercava di convincermi a tornare a casa.

E qual è il ricordo più vivido?
Sono molti i ricordi rimasti indelebili nella mia mente. Le oasi nel bel mezzo del Sahara, i tramonti color miele, le notti passate a guardare le stelle disteso sulla sabbia, ma ciò che non potrò mai dimenticare sono i silenzi. Silenzi così profondi da risultare quasi assordanti. In questo libro ho cercato di trasmettere queste sensazioni, di far rivivere al lettore le stesse emozioni provate sulla mia pelle.

Da soli nel deserto sconfinato, dev'essere parecchio impegnativo. Tu che rapporto hai con la solitudine? 
Mi piacciono le persone ma ho sempre ricercato, fin da piccolo, momenti di solitudine. Quando sono nella natura, quando vivo esperienze forti, devo essere solo. Questo mi aiuta a sentire davvero l’ambiente che mi circonda, ma soprattutto a conoscere me stesso.

Puoi dire che quel viaggio ti ha cambiato e ha definito l'adulto che saresti diventato? Se sì, come?
Il deserto mi ha cambiato profondamente. Ha messo in luce i miei limiti, le mie debolezze ma ha anche tirato fuori una parte di me che non conoscevo. Nel Sahara ho visto piante crescere nella sabbia, ho visto animali sopravvivere senz’acqua per settimane, in quel luogo così inospitale ho capito che nella vita non è importante circondarsi da comodità, da sicurezze, la cosa davvero importante è imparare a sentirsi comodi nell’incertezza.

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