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STATI UNITIUna corte d'appello chiede chiarezza nel caso Polanski

14.07.22 - 16:30
Un gruppo di giudici avrebbe sollevato dubbi sulla correttezza dell'accusa. Potrebbe chiudersi una saga durata 45 anni
keystone-sda.ch / STR
Una corte d'appello chiede chiarezza nel caso Polanski
Un gruppo di giudici avrebbe sollevato dubbi sulla correttezza dell'accusa. Potrebbe chiudersi una saga durata 45 anni

LOS ANGELES - Una corte d'appello californiana ha ordinato mercoledì di rendere pubblica la testimonianza dell'ex procuratore Roger Gunson, nel processo contro Roman Polanski. La sentenza potrebbe chiudere avanti la saga legale che va avanti da 45 anni.

Il fatto - Stando a quanto riportato da The Hollywood Reporter, un gruppo di giudici avrebbe posto l'accento sulla potenziale cattiva condotta giudiziaria e dell'accusa. Nell'ordinanza, si legge che la deposizione di Gunson fosse un'udienza probatoria volta a scoprire eventuali abusi e che «siamo d'accordo con l'accusa che non ci sono basi legali o di fatto perché la trascrizione della deposizione condizionale rimanga sigillata». Il legale del regista, Harland Braun, chiederà che Polanski venga condannato in contumacia, così che «il mandato sarà revocato e potrà continuare la sua vita». «Potrà viaggiare fuori dalla Polonia, dalla Svizzera e dalla Francia», ha aggiunto Braun.

Richiesta di chiarezza - I giudici del tribunale di Los Angeles si sono sempre rifiutati di rendere pubblica la testimonianza di Gunson. L'ultima richiesta di aprire le trascrizioni è arrivata dai giornalisti Sam Wasson e William Rempel, che vorrebbero controllare l'integrità dei tribunali. La corte d'appello ha dichiarato di essere «profondamente preoccupata per il fatto che queste accuse di cattiva condotta non siano state affrontate da un tribunale attrezzato per raccogliere prove e prendere decisioni fattuali sugli eventi del 1977 e del 1978». I giudici hanno esortato la Corte e i pubblici ministeri a indagare su tali accuse di cattiva condotta. John Washington, che rappresenta i due giornalisti, ha dichiarato in un comunicato che la divulgazione della testimonianza dell'ex procuratore «non riguarda le azioni di Roman Polanski», ma piuttosto il «diritto del Primo Emendamento del pubblico e della stampa di conoscere ciò che i giudici e i pubblici ministeri fanno nei nostri tribunali, e i limiti del procuratore e della Corte nel sigillare tali informazioni».

L'antefatto - Polanski è stato arrestato nel 1977 per aver violentato la tredicenne Samantha Geimer. Accettò di patteggiare per ottenere l'archiviazione di cinque delle accuse più gravi - tra cui lo stupro con l'uso di droghe - in cambio di una dichiarazione di colpevolezza. I suoi avvocati si aspettavano che non scontasse alcun periodo in carcere e che ottenesse la libertà vigilata. Il regista di Nastro Rosso a New York è fuggito in Francia dopo aver appreso che il giudice Laurence Rittenband - che si era inizialmente occupato del caso negli anni '70 - aveva intenzione di rimangiarsi l'accordo e di metterlo dietro le sbarre per 50 anni. Polanski ha sostenuto che il giudice è stato indebitamente influenzato da un pubblico ministero, dalla stampa e dal timore di ripercussioni da parte dell'opinione pubblica, per avergli inflitto una sentenza clemente.

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