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LUGANOAle e Franz a Lugano: «Abbiamo imparato a lavorare a distanza durante la pandemia»

23.03.22 - 06:00
Il duo comico ci ha anche raccontato dei primi passi della carriera, quando collaboravano con il Peo alla RSI
Ale e Franz
Ale e Franz a Lugano: «Abbiamo imparato a lavorare a distanza durante la pandemia»
Il duo comico ci ha anche raccontato dei primi passi della carriera, quando collaboravano con il Peo alla RSI

LUGANO - La loro carriera ha quasi raggiunto i 30 anni, e il grande pubblico li conosce soprattutto grazie al programma di "Zelig" e "Buona la prima". Ma forse in pochi sanno che Ale e Franz hanno mosso i primi passi da comici già alla RSI, in compagnia del Peo. Martedì 29 marzo saranno al palazzo dei Congressi di Lugano con il loro spettacolo "Comincium". Ecco cosa ci ha raccontato Franz (Francesco Villa). 

Che tipo di spettacolo sarà quello che proponete anche per la data luganese?
«Ci sarà da ridere, è uno spettacolo leggero. Avevamo proprio il desiderio di ricominciare, dando un po' di spensieratezza, e respirandola anche noi, perché siamo tutti nella stessa condizione. È forse lo spettacolo più comico che abbiamo scritto: c'è comicità ma c'è anche musica, con artisti come Luigi Schiavone (autore di "Quello che le donne non dicono"), e ci saranno molte canzoni di Gaber e Jannacci. Tutti elementi per dare energia, sorrisi e leggerezza alle persone che vengono a vederci. Questo era l'obiettivo. Ormai siamo giunti alla sessantesima data e direi che siamo riusciti nel nostro intento». 

Il nome dello spettacolo, "Comincium", è facilmente comprensibile anche nella Svizzera italiana, come mai questa scelta? 
«Proprio per la voglia di ricominciare. Volevamo trovare un titolo che desse l'idea della ripartenza. Dico sempre che "comincium" è un presente progressivo, tipico dei milanesi: mentre lo dici stai già iniziando. Insomma, ricominciamo ad appropriarci di quella normalità che prima era un po' scontata, mentre ora sta diventando quasi un'eccezione». 

Come nascono i vostri sketch? Avete una sorta di "rituale"?
«Magari l'avessimo! No, vale qualunque cosa. Abbiamo chi ci manda degli spunti, io e Ale abbiamo i nostri. A volte le idee ci vengono quando siamo insieme, altre volte quando siamo separati. Ogni volta che abbiamo qualcosa che ci diverte ce lo raccontiamo, poi ci confrontiamo su tutto: uno è il primo pubblico dell'altro. Se l'altro ride sulla proposta, allora la portiamo avanti». 

Come avete trascorso questi anni di pandemia?
«Chiusi in casa, come tutti. Ma abbiamo imparato a lavorare a distanza, non è una cosa da poco perché noi siamo della vecchia scuola, dove l'incontro era una condizione fondamentale. Invece abbiamo imparato a gestirci in spazi e luoghi differenti. Oggi questa cosa è diventata un valore aggiunto, e oggi lavoriamo tranquillamente con persone che si collegano da tutta Italia. Tutto questo è successo a 27 anni di carriera, magari all'inizio sarebbe stato un grande limite». 

La comicità può aiutare a sdrammatizzare momenti bui, pensiamo alla guerra ora in Ucraina, o alla pandemia? 
«È un momento difficile, non si può voltare la testa dall'altra parte. Sempre con rispetto, e senza dimenticarci di quello che sta succedendo, dobbiamo cercare di vivere anche la nostra vita. Ad esempio tutte le domeniche siamo ospiti al programma "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, ma in momenti di guerra la trasmissione è virata giustamente su altri temi più giornalistici. Tuttavia invitiamo la gente a venire allo spettacolo non per dimenticare, ma per sollevarsi un po' il morale, almeno in quelle due ore».  

Avete anche un asteroide che porta il vostro nome. Come è successo?
«Un nostro amico ha scoperto l'asteroide, e un giorno ci ha chiamato e ci ha chiesto se poteva dargli il nostro nome. All'inizio pensavamo scherzasse, invece era serio. L'altro giorno ho visto il film con Leonardo DiCaprio "Don't look up", che parla di un asteroide che potrebbe schiantarsi sulla terra, e tra me e me pensavo "porco cane, pensa se è il nostro..."». 

Avete partecipato al doppiaggio Madagascar. È un’esperienza che ripetereste? 
«È stata un'esperienza meravigliosa, molto difficile, perché normalmente le zebre non parlano. Vedere un'animazione con la tua voce è stato davvero emozionante. Ma la rifaremmo con molto piacere». 

Quanto conoscete il Ticino? 
«Abbiamo lavorato in passato con la RSI, in particolare con il Peo. Eravamo agli inizi, tra il 1993 e 1994 credo. Poi mi piace molto la natura svizzera, e ci colpisce sempre anche il calore del pubblico sempre molto accogliente, e che ha voglia di ridere. Ci sentiamo a casa e siamo contenti di venire». 

Info e ticket: biglietteria.ch 

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