
LUGANO - Una vita infernale quella che si trova per le mani Peter Parker dopo gli eventi di “Homecoming”. Se non l'avete visto la faccenda è molto semplice: tutti sanno che è Spider-Man.
Un bersaglio sulla schiena per lui ma, soprattutto, una normalità che se ne va a ramengo. Anche per la morosa MJ e l'amico Ted. Così Peter, che è di buon cuore, decide di andare dal collega Avenger Dr. Strange per chiedergli: «Non è che puoi fare una magia per far dimenticare a tutti che sono l'Uomo Ragno?».
Strange, che a volte ha un buon cuore pure lui, accetta. Le cose andranno terribilmente storte, tanto da portare a una collisione fra universi in grado di trascinare in questo “Spider-Man: No Way Home” tutti i cattivoni delle altre pellicole... e non solo. Insomma, finirà per crearsi un multiverso simile a quello che abbiamo già visto nella perla d'animazione da Oscar “Spider-Man: un nuovo universo”.
Se la premessa di questo ultimo capitolo della nuova trilogia ragnesca di Sony Pictures resta abbastanza risbile, a convincere praticamente sin da subito è lo svolgimento unito a un irresistibile effetto nostalgia.
Lungo (sono 2 ore e mezzo abbondanti) ma mai zoppicante, si poggia sull'ottima prova degli attori fra i quali svettano senza dubbio un bravissimo Tom Holland, il laconico Cumberbatch e alcuni dei volti noti che faranno un assai piacevole ritorno.
Ma la cosa più divertente e riuscita del film è senz'altro quello che salta fuori facendo collimare tre mondi narrativi supereroistici (quelli di Raimi, Webb e Watts) tanto lontani gli uni dagli altri per stili e approcci. “No Way Home” diventa così un davvero accattivante sguardo a tutto tondo sulla parabola filmica dei superuomini nel corso degli anni.
E in un presente in cui l'universo Marvel è ancora un peso massimo della cultura pop il tutto risulta ancora più godibile.
Una vita infernale quella che si trova per le mani Peter Parker dopo gli eventi di “Homecoming”. Se non l'avete visto la faccenda è molto semplice: tutti sanno che è Spider-Man.