“La Mif”, nelle sale dal 25 novembre, racconta i drammi quotidiani di un foyer per ragazze in difficoltà di Ginevra
MASSAGNO - Ragazze in situazioni delicate ed educatori sotto uno stesso tetto, come una famiglia, nel bene e nel male.
È questo il punto di partenza di “La Mif” – che in slang giovanile francofono sta per famille, famiglia – pellicola romanda pluripremiata ai festival e che arriverà il prossimo 25 novembre al cinema Lux Art House di Massagno.
Un film, quello diretto dal ginevrino Fred Baillif, che ha avuto una lavorazione complessa se non travagliata: girato quasi interamente con attori non professionisti – in questo caso le ragazze e il personale di una casa d'accoglienza di Ginevra – e fortemente basato sull'improvvisazione e sul momento. Dentro ai personaggi, le esperienze personali e condivise di chi quella vita precaria e conflittuale la fa ogni giorno.
Il risultato è qualcosa di davvero spiazzante, che sembra un documentario ma non lo è, con persone che recitano ma sembra che stiano semplicemente vivendo. Il che, a pensarci bene, è probabilmente il miglior risultato possibile per un regista.
Tornando a “La Mif” la storia prende piede da un momento di grande crisi all'interno della struttura e si srotola a catena dedicando un metaforico anello a ognuna delle ragazze. Rotta la serenità, però, recuperare la stabilità sarà impossibile e – come un domino – la situazione finirà per precipitare.
Girato benissimo, con un uso sapiente della camera a mano, il film mette tantissima carne al fuoco. Da una parte ci sono i drammi delle ragazze e dall'altra i difetti di un sistema idealmente creato per tutelarle ma che spesso, per i suoi limiti, non ci riesce.
Baillif sceglie di non prendere attivamente posizione, per lasciare che lo spettatore porti a casa da sé quello che deve. E, anche questo, solitamente se lo può permettere un film che funziona.