Gianni Morandi si racconta: «La mia storia è Forrest Gump»
BOLOGNA - Gianni Morandi ritiene di essere «un uomo molto fortunato che sa vedere l’aspetto positivo nei momenti drammatici». L'attore e cantante si è raccontato al Fatto Quotidiano, dando sfoggio di grande modestia: «Non credo di essere un grandissimo artista, mi son trovato al posto giusto nel momento giusto. Non ho fatto la storia. Modugno e Lucio Battisti. Io no. Ero lì. Sono un testimone».
La sua carriera s'intreccia a decenni di storia italiana. «Ho conosciuto tutti, ho incontrato tanti papi, politici come Andreotti, intellettuali del livello di Pasolini, registi tipo Bertolucci, Visconti o De Sica, attori come Sophia Loren, cantanti. C’ero. Passava il treno e lo prendevo. La mia storia è Forrest Gump, in fin dei conti nasco dilettante, senza scuola e senza niente, poi un arbitro di pugilato mi consiglia di tentare con la boxe, invece arriva il provino con la Rca e Migliacci racconta che il nastro con la mia canzone gli cade per terra, gli si attorciglia alla caviglia e incuriosito lo ascolta. Gli piace. Mi dà "Andavo a cento all’ora"».
Canzone celeberrima, ma è un'altra quella che tutti gli chiedono, ancora oggi: «A volte mi passano il cellulare per gli auguri alla zia, alla nonna, al cognato che si sposa. Al telefono devo convincerli che sono realmente io. Inizio a cantare "Fatti mandare dalla mamma". È una specie di incubo, sembra che non abbia inciso altro. Ho provato a toglierla dal repertorio, alla mia età mi sembrava assurdo cantarla, ma finito il concerto il pubblico ci restava malissimo e iniziava a intonarla; oramai è una forma di rituale talmente consolidato da aver perso senso. Quasi nessuno pensa al ragazzo che invita la ragazza a trovare una scusa per vedersi: ci sono nonne che la insegnano ai nipotini di tre anni».