La cantante, morta all'età di 81 anni, ha lottato per lungo tempo con una malattia neurologica e degenerativa
MILANO - Milva, la grande cantante italiana scomparsa all'età di 81 anni, «non è morta per Covid, ma di una malattia neurologica e degenerativa che non era però Alzheimer. Una patologia forse legata alla vita intensa e ricca d'impegni e sfide artistiche continue, a una specie di stanchezza antica e profonda».
A dichiararlo è la figlia Martina Corgnati, in un'intervista a Mario Luzzatto Fegiz sul Corriere della Sera. «Nonostante i numerosi problemi di varia natura riusciva comunque a capire e a gioire» spiega colei che le è stata accanto nei lunghi anni della malattia. Martina ricorda la madre come una donna «esigente prima di tutto con se stessa. Temeva la mediocrità e la superficialità». La paura la tormentava: «Temeva sempre di non essere all’altezza del ruolo».
Come artista, invece, «le piaceva mettersi alla prova. Le collaborazioni sono spesso partite, e coltivate, da lei. Nel musical "Angeli in bandiera" con Gino Bramieri vestiva i panni di una prostituta (Bramieri era lo sfruttatore); molto prima nella Cantata di un mostro lusitano (sul colonialismo in Angola) lei si metteva alla prova».
Inevitabile il confronto con Mina: «Erano entrambe dotate di grande vocalità. Mina è insuperabile qualunque cosa canti; la mia mamma era più... camaleontica. Le veniva spontaneo entrare nel personaggio. Eccelleva in tutti i ruoli grazie alla sua curiosità. Una crescita favorita anche dalla collaborazione con mio padre, Maurizio Corgnati».