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CANTONEIl debutto del commissario Locatelli, un poliziotto atipico

26.04.21 - 06:00
"Finché morte non ci separi" della scrittrice ticinese Chiara Assi è il primo romanzo di una serie
CHIARA ASSI
"Finché morte non ci separi" è la prima avventura del commissario Locatelli.
"Finché morte non ci separi" è la prima avventura del commissario Locatelli.
Il debutto del commissario Locatelli, un poliziotto atipico
"Finché morte non ci separi" della scrittrice ticinese Chiara Assi è il primo romanzo di una serie

BISSONE - "Finché morte non ci separi" è il titolo del libro poliziesco che la scrittrice ticinese Chiara Assi ha dato alle stampe recentemente.

Si tratta del debutto di una vera e propria serie ambientata a Milano e imperniata sulla figura del commissario di polizia Locatelli. «È il primo di tre volumi che ho già scritto e che sono pronti per la pubblicazione», ci spiega. Autrice molto prolifica, è già al lavoro sul quarto libro. "Finché morte non ci separi" si trova solo su Amazon, sia in versione Kindle che cartacea, con spedizione garantita in Ticino.

Che tipo di personaggio è, il tuo commissario Locatelli?
«È un commissario un po' atipico, con una storia familiare particolare. Sua madre era primo violino a Vienna, mentre il padre - con il quale non è mai andato d'accordo - è un generale in pensione dei Carabinieri. Ha quindi scelto di entrare in polizia come gesto di ribellione. È molto appassionato di musica e, come la madre, suona il violino. Inoltre per sei anni ha lavorato nei servizi segreti: un'attività che lo ha portato in luoghi molto pericolosi all'estero e che lo ha cambiato. Quando inizia il libro è tornato a Milano da circa un anno: la moglie si lamenta che non è più lo stesso e lui stesso cerca di stare lontano dal campo, rintanato dietro la scrivania. Fino a quando il suo capo lo costringe a tornare in azione. Da qui si sviluppa l'indagine al centro di “Finché morte non ci separi”».

Suona il violino come Sherlock Holmes: ha altre caratteristiche peculiari, come altri grandi detective della letteratura?
«Ho cercato di rendere Locatelli il più umano possibile. A lui piace molto la cucina, come Nero Wolfe: è un esperto di risotti. Ama moltissimo i cibi piccanti: ha sempre qualche salsa o peperoncino da aggiungere alle pietanze che si porta in ufficio. Il che lascia i colleghi piuttosto sbigottiti...».

Quindi innaffia di piccante la "schiscetta"...
«Sì, lui porta il cibo da casa perché, all'inizio del libro, è uno che sta molto sulle sue e quindi non va a pranzo con gli altri. Ma piano piano cambierà...».

Quale Milano hai costruito attorno al commissario?
«È una Milano abbastanza realistica. Il romanzo è ambientato alla fine del 2017 e non c'è niente di particolarmente diverso dalla realtà. Salvo i nomi dei commissariati: ho messo dei nomi fittizi al posto di quelli reali».

Che personaggio è, invece, la dottoressa Invernizzi?
«È una psichiatra che ha fatto dei master in Criminologia in California e Canada. Ha il suo studio a Milano ma ha una serie di altri progetti: aiuta le donne maltrattate, fa consulenze pro bono per il tribunale... È molto piena di vita, esuberante ed estroversa: le piace andare alle feste, fa strage di uomini ovunque vada. In questo è decisamente il contrario di Locatelli, che è molto tranquillo e riservato».

Come avviene l'incontro tra i due protagonisti della vicenda?
«È lei a trovare il cadavere che dà l'avvio all'indagine. Essendo due caratteri così opposti, all'inizio non c'è un grande feeling».

Qual è il punto di forza di questo romanzo?
«Rispetto a moltissimi gialli sono molto sviluppate anche le storie personali dei vari personaggi. Non c'è l'indagine nuda e cruda o il personaggio principale che rimane monolitico, come ad esempio Poirot, che sembra una figura quasi senza passato e che si anima solo quando scatta l'inchiesta. Ho voluto evidenziare anche i rapporti interpersonali: non solo quello tra Locatelli e Invernizzi, ma anche tra i vari componenti della squadra d'indagine. Sono intrecci che si sviluppano anche nei volumi successivi».

È il debutto di una serie: cosa puoi anticiparci degli altri volumi?
«Il secondo s'intitolerà "Fratelli coltelli". C'è un doppio motivo: il primo è l'ambientazione nel mondo della ristorazione di lusso, un ristorante molto in voga a Milano. Il secondo è che tutti i personaggi avranno a che fare con i propri fratelli, chi nel bene e chi nel male. Dovrebbe uscire già questa estate».

Un ritmo davvero serrato...
«È vero, ma il vantaggio della serialità è conoscere bene i protagonisti principali. Restano da quindi da creare le figure "extra"».

C'è un personaggio che hai trovato particolarmente sgradevole?
«La moglie odiosa di Locatelli. Che fosse antipatica era chiaro fin dal principio... Avevo intenzione che si auto-eliminasse ma, via via che scrivevo, è diventata sempre più repellente e non l'ho potuta sopportare per più di un libro. Perciò, tra il commissario e la dottoressa, le cose vanno piuttosto in fretta (ride, ndr)».

Gli sviluppi imprevisti dei personaggi...
«Davvero, certe volte fanno delle cose senza nemmeno chiedermi il permesso (ride, ndr)».

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