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Uccio de Santis torna a Lugano: «La mia passione per la comicità nasce da piccolissimo»

LUGANOUccio de Santis torna a Lugano: «La mia passione per la comicità nasce da piccolissimo»

02.03.22 - 06:00
Intervista al comico pugliese, che il 26 marzo sarà all'Auditorio Stelio Molo con il cabaret dei Mudù
Il trio Mudù
Uccio de Santis torna a Lugano: «La mia passione per la comicità nasce da piccolissimo»
Intervista al comico pugliese, che il 26 marzo sarà all'Auditorio Stelio Molo con il cabaret dei Mudù

LUGANO - Sabato 26 marzo Uccio de Santis, famoso per le sue barzellette e freddure, sarà all’Auditorio Stelio Molo di Lugano per il suo spettacolo, in compagnia di Antonella Genga e Umberto Sardella.

Per l’occasione abbiamo intervistato il comico pugliese, che con le sue barzellette diverte grandi e piccini. 

Che tipo di spettacolo vedremo a Lugano?
«Ci sarà tutto il trio Mudù al completo. Oltre al monologo e all’interazione con il pubblico, ci sarà ovviamente spazio anche per le gag, puro cabaret. Passeremo dall’ambulatorio alla caserma dei carabinieri, con le barzellette che hanno fatto la storia del gruppo». 

Solitamente siamo abituati a vedere gli sketch in tv o su internet. Esibirsi dal vivo è più difficile? 
«Dipende. Recitare sul palco non ti dà l’opportunità di poter rifare la scena, ma puoi improvvisare e c’è un filo conduttore. Entri nel personaggio e riesci a dare il meglio. Quando invece si tratta di tv o cinema è tutto più “falso”, perché ci sono gli stop, i cambi camera. Quindi entri nel personaggio, poi esci facilmente, poi ci rientri e poi esci di nuovo. A volte addirittura giriamo prima la fine della gag e poi l’inizio, magari in due giorni differenti. Ma se sbagli è più facile, puoi rifare la scena. E anche il montaggio fa tanto».

Torna per la seconda volta a Lugano, e all’estero si è già esibito più volte. Un’impresa non facile per i comici…
«Sì, abbiamo fatto spettacoli anche in Germania, New York, Chicago e Canada, grazie ai numerosi italiani che abitano all’estero e che ci aspettano a braccia aperte. Non pretendiamo di piacere al pubblico straniero, perché la comicità non è traducibile. Tuttavia ci è capitato di avere tra il pubblico anche persone che non parlano italiano, ma che accompagnavano qualcuno. Ed era bello vederle divertirsi lo stesso. Bisogna dire che la gestualità e la mimica aiutano molto».

Come è nata la passione per la comicità?
«Nasce da piccolissimo. Alternavo lo studio agli spettacoli, fino a quando lo spettacolo ha superato lo studio stesso. Quando ero piccolo, sei o sette anni, mi ricordo che mi esibivo nelle parrocchie: a fine messa invitavo la gente ad andare in un teatrino vicino alla chiesa. Poi pian piano mi sono allargato in altre parrocchie di altre città. E grazie agli scout ho preso la “specializzazione” in attore; per ottenerla ho dovuto affrontare delle prove come parlare in pubblico, ecc… Così pian piano ho imparato, e successivamente ho frequentato un corso di recitazione. La passione è importante, ma anche lo studio, così come la pratica. Non è stato facile, e ancora oggi non lo è. I progetti li seguiamo noi, e produciamo quasi sempre gli spettacoli».

Ha avuto anche esperienze cinematografiche, le piacerebbe proseguire anche in questa direzione?
«Sì, perché no. Nella tv e nel cinema c’è tanta “finzione”, come dicevo prima, ma è comunque una bellissima esperienza. Vederti sul grande schermo è sempre una grande emozione, anche se spesso sono stato coinvolto in particine che non mi hanno dato tanta soddisfazione. Allora qualche tempo fa ho deciso di autoprodurre un film nel quale ero il protagonista: alla fine sono stato soddisfatto di quello che ho fatto, ma ne sto ancora pagando qualche conseguenza, perché il problema di produrre un film non è tanto farlo ma distribuirlo. I costi sono altissimi. Ma è una bellissima esperienza, che ripeterei, ma con più attenzione. Resto in attesa di qualche proposta che possa essere interessante sia per me che per il produttore stesso». 

Che rapporto ha con i social network?
«La mia popolarità è decisamente cresciuta grazie a questi media. Anche se quello che pubblico sui social non nasce per questi media, ma per un programma televisivo regionale. Poi attraverso i social network le gag possono arrivare ovunque. Le barzellette vengono condivise su Facebook, Youtube e anche tramite WhatsApp. Perciò devo tanto a queste piattaforme, ma non devono essere l’unico strumento di pubblicità».

Per info e ticket: biglietteria.ch

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