Un tribunale californiano non ha accolto le ragioni del regista
LOS ANGELES - Roman Polanski ha perso il ricorso presentato contro la sua espulsione dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences nel maggio 2018.
La corte di Los Angeles che ha giudicato la vertenza ha stabilito che l'Academy «aveva motivo per espellerlo» e la decisione «è sostenuta da prove» e «non è arbitraria o volubile». Polanski, afferma la giudice Mary Strobel, ha avuto «l'opportunità di presentare qualsiasi prova» se «doveva o meno rimanere un membro dell'Academy alla luce del suo status di latitante». Il cineasta sosteneva di non aver ricevuto nessun preavviso e che non gli fosse stata data la possibilità di difendersi.
L'Academy, motivando la cacciata, aveva fatto riferimento agli «standard etici» del regista, giudicati «non idonei». L'87enne è da tempo nel mirino di svariate associazioni - non ultimo il movimento #MeToo - per l'accusa di stupro ai danni di una 13enne alla fine degli anni '70. Il mandato di arresto nei suoi confronti è il motivo per il quale Polanski non può più rientrare negli Stati Uniti.