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«Raccontare un fenomeno globale, da casa nostra»

CANTONE«Raccontare un fenomeno globale, da casa nostra»

13.08.20 - 06:30
Christian Mancini e Giacomo Tanzarella sono gli autori del cortometraggio "#andratuttobene"
CHRONOS PICTURES & SMILE PRODUCTIONS
«Raccontare un fenomeno globale, da casa nostra»
Christian Mancini e Giacomo Tanzarella sono gli autori del cortometraggio "#andratuttobene"

LOCARNO - Christian Mancini, classe 1989, di Cugnasco-Gerra, e Giacomo Tanzarella (1988), di Locarno, sono due giovani con la passione per la fotografia e la musica. Durante il recente lockdown hanno realizzato il cortometraggio "#andratuttobene", ambientato a Locarno. Un film selezionato per ben due festival.

Di quali festival si tratta e quando si svolgeranno?
Giacomo: «Il film è stato selezionato agli Independent Shorts Awards di Hollywood e per i Madrid Film Awards. Sono due festival che quest’anno, come molti altri, avranno luogo principalmente online. Anche perché le date degli eventi previsti sono state posticipate e al momento si attende l’evoluzione della situazione relativa al coronavirus».

Qual era il vostro obiettivo con questo cortometraggio? Cosa volete trasmettere?
Christian: «L’obiettivo era quello di trasmettere le sensazioni che tutti noi (o quasi) abbiamo provato durante quel periodo. E di fornire uno spunto di riflessione, senza alcuna pretesa. Abbiamo tentato di descrivere in pochi minuti un fenomeno molto complesso. Siamo passati da sentimenti di paura e smarrimento, di privazione di libertà, alle chiusure forzate, fino a sperare che tutto ciò che abbiamo vissuto ci permetta di vivere un futuro migliore».

Qual è il punto forte della vostra opera?
Giacomo: «È quella di essere riusciti a raccontare un fenomeno globale da casa nostra. Attraverso i simboli e i suoni del lockdown, ogni città o borgo può identificarsi in questo cortometraggio. E di riflesso ognuno di noi. La drammaticità della musica, creata ad-hoc per accompagnare le immagini, ne potenzia il significato».

Come è stato fare riprese sul campo mentre tutti si trovavano chiusi in casa?
Christian: «È stato complicato, indubbiamente. Non avevamo immaginato quanto potesse essere provante vedere una città come Locarno vuota. Poi i numerosi problemi tecnici occorsi e l’impossibilità di trovare una soluzione immediata ci hanno sicuramente messo alla prova. Così come il non poter lavorare a stretto contratto per il montaggio. Ma ci siamo ingegnati».

Le scene più curiose a cui avete assistito durante questo lockdown? E quelle magari più drammatiche?
Christian: «Forse la scena più curiosa alla quale ho assistito è quella della mascotte di Locarno On Ice che percorreva una Piazza Grande deserta in pieno giorno, cercando di portare allegria ai più piccoli affacciati ad alcune finestre. Un’immagine in netta contrapposizione con alcune altre che lasciavano trasparire un grande senso di solitudine».

A quali altri progetti state lavorando?
Giacomo: «Abbiamo in cantiere alcuni progetti, diversi tra loro per tipologia e contenuti. Molto probabilmente però, il prossimo progetto a vedere la luce sarà un secondo cortometraggio. E sarà ancora un lavoro con il quale cercheremo di lanciare un messaggio sociale».

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