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LUGANO«Il mio momento di pausa l'ho trovato durante la pandemia»

23.06.20 - 06:31
Il nuovo singolo di Limon Willis "Area di sosta" gira ormai da qualche settimana. Ne abbiamo parlato con lui
Limon Willis
«Il mio momento di pausa l'ho trovato durante la pandemia»
Il nuovo singolo di Limon Willis "Area di sosta" gira ormai da qualche settimana. Ne abbiamo parlato con lui

LUGANO - Fermarci è un qualcosa che tutti abbiamo conosciuto appieno nel recente passato. La pandemia ci ha obbligato a uno stop forzato negli scorsi mesi, facendoci vivere al rallentatore per alcune settimane. Al netto dell'emergenza vissuta, anche la vita di tutti i giorni ci porta a volte a cercare una pausa per noi stessi. Ed è proprio questa "sosta" la protagonista dell'ultimo singolo di Limon Willis, intitolato per l'appunto "Area di sosta".

Allora Limon… Cosa ti ha spinto a cercare un «momento di pausa»?
«Il pezzo è nato in un periodo abbastanza complicato a livello personale. La pausa si riferisce all’interruzione di rapporti che iniziavano a diventare nocivi e che per troppo tempo ho cercato di aggiustare. Per questo dico che cerco un’area di sosta: spesso gestire alcune situazioni è faticoso, specialmente se senti che l’impegno è a senso unico e se inizi a sentire delle ripercussioni negative dovute a determinate circostanze. La canzone racconta del bisogno che sentivo di tirare un sospiro di sollievo.»

A un certo punto dici: «Ho perso la chiamata, ero occupato, ma richiamo». Spiegaci...
«La frase si riferisce a una situazione in cui mi rendo conto che mi sono perso qualcosa perché ero occupato a fare altro. Questa è una sensazione che ho spesso. Nella frase precedente a quella che hai citato dico che non mi piace stare con le mani in mano, perché ho sempre la sensazione che sto buttando via il mio tempo, quindi cerco di essere occupato in qualche modo. Purtroppo però avendo sempre la testa piena, rischi di perderti determinate cose. E siccome poi te ne rendi conto cerchi di rimediare… Richiamando.»

Per il beat ti sei affidato di nuovo al team di Black Tori Music. Come nasce la vostra collaborazione?
«Beh, Buddy è un producer con cui avevo già collaborato per il mio disco, mentre con Mef non avevo mai avuto a che fare. La prima volta che mi hanno scritto per collaborare avevano appena deciso di intraprendere questo percorso come duo di producer, e per cercare di ottenere un po’ di riscontro avevano chiesto di potermi produrre un pezzo. Così abbiamo fatto "Non Si Dorme". Siccome poi ci siamo trovati molto bene, abbiamo continuato la collaborazione.»

C’è anche un disco all’orizzonte?
«Sto lavorando... Non so se sarà un disco o qualche altro tipo di pubblicazione, ma sto lavorando.»

Parlando di momenti... Ne stiamo vivendo uno che resterà nella storia. Con la pandemia qualcuno si è dovuto praticamente fermare. Altri invece hanno corso al triplo della velocità. Tu da che parte ti trovi?
«Ti direi che sono a metà strada. Durante la pandemia sono riuscito a trovare il "momento di pausa" di cui dico di aver bisogno in "Area di sosta" (la canzone è stata scritta appena prima di ritrovarci tutti in questa situazione, ndr.), mentre per altri versi la situazione si è un po’ congelata. Zero pubblicazioni, zero concerti... Alla fine ho sfruttato questo strano periodo per mettere assieme una recording station a casa mia, quindi sono contento, era una cosa che avrei voluto fare da tempo. Purtroppo per pubblicare i vari prodotti abbiamo dovuto aspettare che la situazione si riprendesse.»

Non c’è però solo la pandemia. Il mondo è in subbuglio anche per lo strascico dell’omicidio di George Floyd, che sembra aver definitivamente scoperchiato il vaso di Pandora del razzismo negli Stati Uniti. È un problema che vedi anche alle nostre latitudini?
«Secondo me il fenomeno del razzismo è più velato qui. Mi pare che nessuno venga ucciso per il colore della pelle, però potrebbe essere che ci siano più difficoltà a trovare lavoro, o che si percepiscano ostacoli in determinate circostanze perché "diversi". Anche se qui non si rischia di essere uccisi per il colore della pelle, ci sono sicuramente delle battaglie che vanno ancora combattute per raggiungere determinati tipi di parità. Queste sono cose che però dovresti chiedere a qualcuno che potrebbe aver subito questi tipi di discriminazioni... Secondo me sarebbe una chiacchierata interessante. Io percepisco queste dinamiche da esterno, e posso solo ipotizzare come sia vivere qui per chi viene da altre aree del mondo.»

Questi fatti hanno qualche influenza sul tuo modo di scrivere?
«Mah guarda: sinceramente i testi che parlano di Covid e di fenomeni come quelli che stanno accadendo oggi negli States non mi piacciono. Sono ancora situazioni troppo attuali. Si rischierebbe di cadere in una retorica spiccia e poco originale. Sicuramente tra qualche anno trattare questi temi nelle canzoni sarà una cosa che riuscirò a digerire meglio, ma per il momento meglio lasciare che le cose seguano il proprio sviluppo, senza per forza trovare uno spunto da tradurre in musica. In ogni caso il rap parla da sempre di disagi, quindi anche quelli generati da questi fenomeni possono essere trattati in maniera interessante.»

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