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SVIZZERABastian Baker ha scritto l'inno dei Mondiali in Svizzera: «Voglio che la gente la senta e si gasi!»

06.03.20 - 06:00
Si chiama “Here we go” e lo ha composto con il dj Yves Larock: «Piace anche a mio papà, quindi siamo a posto»
SINGNORELL GMBH
Bastian Baker
Bastian Baker
Bastian Baker ha scritto l'inno dei Mondiali in Svizzera: «Voglio che la gente la senta e si gasi!»
Si chiama “Here we go” e lo ha composto con il dj Yves Larock: «Piace anche a mio papà, quindi siamo a posto»
Un quasi-Gottéron, Bastian ci ha parlato anche di hockey: «È ancora una parte importante della mia vita»

ZURIGO - ZURIGO - Per ogni Campionato del mondo, si sa, ci vuole un inno. E anche l'imminente Mondiale di hockey su ghiaccio, previsto in Svizzera dall'8 maggio, non fa eccezione.

A dar voce e note alla manifestazione di disco su ghiaccio ci ha pensato uno dei nostri fuoriclasse musicali: Bastian Baker con “Here we go", che segue tutte le regole del tormentone da stadio. Ne abbiamo parlato proprio con lui.

Ciao Bastian, come sei finito a fare l'inno dei Mondiali?

In realtà è stata una coincidenza fortunata, stavo lavorando a un brano con il dj Yves Larock - siamo entrambi romandi e ci intendiamo bene per quanto riguarda la musica - quando è arrivata la domanda dagli organizzatori: «Hey, ma che ne diresti di scriverci una canzone per il torneo?». Io ho pensato subito al pezzo che stavo facendo con Yves. Il fatto che dovesse c'entrare con l'hockey ci ha dato un nuovo stimolo, gli ho detto: «Adesso abbiamo un tema!». Lo abbiamo seguito ed ecco qua “Here we go”!

Com'è stato collaborare con un Dj?

È molto interessante, perché il loro modo di lavorare è molto diverso dal mio. Io di solito scrivo le canzoni a casa, poi vado in studio e le registriamo. Quello che viene deciso alla fine resta. Con Yves è stato diverso: lui ascolta i pezzi continuamente e li modifica al volo qua e là. È una cosa fortissima da vedere, e poi il risultato ci sta.

Cosa ti aspetti da questo brano?

Voglio che la gente la senta e si gasi, voglio che gasi anche i giocatori quando entrano sul ghiaccio. Ovvio, penso anche alla nostra nazionale! Spero che possa fare bene e andare avanti nel torneo anche grazie a questo pezzo. Il messaggio del brano può essere riassunto dalla strofa: «Siamo a pochi secondi dal diventare leggende», abbiamo lavorato per tutta la vita per arrivare qui, e vinceremo!

Da giovane hai rischiato proprio di giocare a hockey, per il Gottéron... ti avevano offerto un contratto. Sei pentito della tua scelta?

Direi di no, ma è vero che la disciplina che mi ha insegnato l'hockey su ghiaccio mi ha aiutato tantissimo nella mia carriera musicale. Mi ha reso più forte e focalizzato. Non so come sarebbe andata la mia carriera sportiva se l'avessi intrapresa, l'unica cosa che posso dire è che tutto quello che ho fatto in questa vita mi ha aiutato a diventare una persona migliore.

In che senso?

Che posso avere il meglio di entrambi i mondi: grazie alla musica ho conosciuto tanti giocatori famosi che giocano in NHL. Sono anche andato ad allenarmi con i Philadelphia Flyers! Per non parlare poi degli ex-compagni di squadra e avversari che oggi militano in LNA... Insomma, è una cosa che è ancora una parte importante nella mia vita.

Qual è il tuo sport preferito?

L'hockey è senza dubbio il mio amore numero uno. La cosa che mi piace di più del disco su ghiaccio? L'intensità e il fatto che può succedere qualcosa da un momento all'altro. Il secondo è il Tennis, in fin dei conti grazie a Roger Federer e Stan Wawrinka, siamo un po' una nazione di tennisti! Io ci gioco spesso e mi piace.

Il miglior contesto per esibirti cantando “Here we go"?

Questa è facile: dopo la finale, dopo che siamo diventati campioni del mondo! Sarebbe un sogno, e  secondo me non è nemmeno una cosa impossibile. Come nazionale siamo in grado di farcela anche contro le grandi. Il fatto di porsi come obiettivo i quarti è una cosa molto svizzera ma penso che la squadra sia buona e l'energia giusta per puntare all'oro. E poi abbiamo il vantaggio di giocare in casa!

Tuo padre era un discatore professionista, come ha reagito alla canzone?

Mio papà è il test perfetto per la mia musica, è uno che ti dice subito se gli piace o no (ride). E la canzone gli piace un sacco, mi ha addirittura detto che «spacca», che «la batteria è fantastica e la melodia facile da cantare in coro». Col test-papà superato, siamo a posto (ride). L'obiettivo è che faccia lo stesso effetto anche a tutto lo stadio, così che la si possa cantare assieme, battendo le mani! 

 

 

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