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GERMANIAIl film iraniano "There Is No Evil" trionfa alla Berlinale

29.02.20 - 20:37
Mohammad Rasoulof non ha potuto ritirare il prestigioso premio a Berlino
Keystone
Il cast di "There Is No Evil" ha ritirato il premio al posto del regista Mohammad Rasoulof.
Il cast di "There Is No Evil" ha ritirato il premio al posto del regista Mohammad Rasoulof.
Fonte ats ans
Il film iraniano "There Is No Evil" trionfa alla Berlinale
Mohammad Rasoulof non ha potuto ritirare il prestigioso premio a Berlino
Il regista si trova infatti agli arresti domiciliari nel suo Paese.

BERLINO - L'orso d'oro della Berlinale 2020 è andato al film "There Is No Evil" dell'iraniano Mohammad Rasoulof, a cui stasera è stato impedito di essere presente a Berlino. Dallo scorso luglio il regista è stato infatti condannato agli arresti domiciliari per «aver messo in pericolo la sicurezza dell'Iran» con il suo lungometraggio "Un uomo integro". «Siamo contentissimi, ma purtroppo è molto triste che Mohammad non sia potuto essere qui stasera», ha affermato il cast che ha ritirato l'orso d'oro al posto di Rasoulof.

Molte lacrime nel pubblico della Berlinale, fra i componenti del cast del film "There Is No Evil", che ha vinto il concorso della 70esima edizione. «Mohammad non sei solo», gli è stato gridato dal palco della Berlinale.

L'orso d'argento alla migliore attrice della Berlinale 2020 è stato vinto da Paula Beer, interprete del film tedesco "Undine", di Christian Petzold, mentre quello per il migliore attore se l'è aggiudicato Elio Germano per "Volevo Nascondermi" di Giorgio Diritti dedicato al pittore Ligabue.

Il premio per la migliore sceneggiatura è stato invece vinto da "Favolacce" di Damiano D'Innocenzo e Fabio D'Innocenzo, con Elio Germano. Favolacce è stato l'ultimo film prodotto dalla ticinese Tiziana Soudani e la pellicola è a lei dedicata. Da parte sua il regista coreano Hong Sangsoo, si è aggiudicato l'orso d'argento per la regia con il suo "The woman who ran".

Il Gran Premio della Giuria a "Never Rarely Sometimes Always" di Elisa Hittman (USA) e quello per il contributo artistico a Jurgens Jurges per la fotografia di "Dau".

Infine il premio della Berlinale al miglior documentario è andato a "Irradiated", del regista Rithy Panh. Il film, una produzione francese-cambogiana, è anche in concorso.

La trama del film vincitore - Dentro il film che ha vinto l'orso d'oro ci sono quattro storie piene di poesia con tanto di "Bella ciao" cantata in italiano per far capire che questo film sa dove vuole andare. Tema delle quattro storie? La pena di morte, la repressione, la colpa e la capacità di schierarsi. Tutto parte con Heshmat (Ehsan Mirhosseini), marito e padre esemplare, un uomo che ogni moglie e figlia vorrebbero, uno che addirittura fa la tintura ai capelli della sua compagna. Ma alle tre di notte ha la sveglia. Dove va? A fare un orribile lavoro, quello del boia.

Anche per Pouya (Kaveh Ahangar) non è diverso. Non può immaginare, lui che è un soldato alle prime armi, di dover dare morte a altro uomo, ma gli viene detto che deve farlo. Javad (Mohammad Valizadegan) invece è stato militare e ha ucciso. E ha anche ucciso l'uomo sbagliato. Così quando sta per chiedere alla sua amata se vuole sposarlo avrà una triste sorpresa. Protagonista dell'ultima storia Bahram (Mohammad Seddighimehr) un singolare medico impossibilitato a fare il suo lavoro. Per lui, che sta male, un ultimo imprescindibile appuntamento: quello di spiegare alla nipote il perché della sua vita da emarginato.

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