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LUGANONek: «In Svizzera avete cura della musica»

14.11.19 - 06:01
In un'intervista il cantante italiano parla del bilancio del suo nuovo album e del rapporto con il nostro Paese: «Non posso che parlarne bene»
Nek
Nek: «In Svizzera avete cura della musica»
In un'intervista il cantante italiano parla del bilancio del suo nuovo album e del rapporto con il nostro Paese: «Non posso che parlarne bene»

LUGANO - Giovedì 21 novembre la popstar italiana sarà in concerto a Lugano con il suo nuovo album. Non mancheranno anche le sue canzoni più famose, che da oltre 20 anni lo mantengono sulla cresta dell’onda. 

“Laura Non C’è” è sicuramente il suo più grande successo, hit assoluta del 1997, è senza dubbio una canzone magnetica. Una volta entrata in testa è difficile separarsene. Da allora son passati 22 anni e in Svizzera si sono affermati ben dieci suoi album. Ora Nek torna con un nuovo repertorio che vuole presentare ai propri fan.

Per l’occasione l’abbiamo intervistato. 

Il 21 novembre sarai in concerto a Lugano. Ci puoi già svelare qualcosa?
«Sarà sicuramente una serata energetica, con un legame particolare tra luci e musica. Ci saranno dei momenti particolari dove il concerto “si muoverà”, succederanno molte cose che ancora non posso svelare, ma la musica resterà la protagonista».

L’album “Il mio gioco preferito (parte prima)” compie a giorni 6 mesi. Un bilancio?
«È un buon bilancio, perché l’idea che ho avuto di uscire in due parti - la seconda uscirà nel 2020 - alla gente è piaciuta. Forse perché in questo momento la musica è consumata alla velocità della luce, esce un pezzo ogni quarto d’ora, ogni giorno c’è un artista nuovo. La saturazione musicale è alle stelle, ed è come se mancasse la memoria per stare dietro a tutto. Dunque dividere in due un disco, che apparentemente possono sembrare due progetti diversi, si è confermata una scelta vincente: è più digeribile perché contiene solo sette canzoni che possono essere meglio memorizzabili. Partendo dal presupposto che di dischi non se ne vendono più perché è
un formato obsoleto, superato, i singoli che ho presentato da Sanremo a oggi sono piaciuti».

A proposito del tuo ultimo album, qual è il tuo gioco preferito?
«Quello che sto facendo. Quando mi fanno questa domanda di solito vado a rovistare nei ricordi, in profondità, ma alla fine è il lavoro che sto facendo il mio gioco preferito. Che alla fine non è un lavoro, è un divertimento, un gioco, serio, ma sempre un gioco che ormai dura da 25 anni. È un gioco che mette alla prova, che è da giocare fino in fondo, ma è quello che conosco meglio, quello che preferisco, che mi soddisfa di più e che mi trasporta di più».

Cambiamo genere. Hai già avuto modo di confrontarti con la musica trap?
«La ascolto, da esterno, per quanto possa capirla. Però mi vedo più vicino al rap. La musica si muove con le mode, e in questo momento la
trap ricopre un peso specifico. Ma non rientra nei miei gusti. La ascolto per curiostià, ma mi considero più un tecnico: ascolto molto anche i
suoni delle canzoni, e in questo tipo di musica sono tutti simili. Quando il suono diventa “flat”, uguale per tutto, allora cambio canale».

Non è la prima volta che ti esibisci in Svizzera. Hai avuto modo di conoscerla meglio tra un concerto e l’altro?
«Sì certo, quando anche in passato sono venuto per i concerti ho girato un po’ le città. E ho partecipato anche a dei festival incredibili in
Svizzera, come quello di Zofingen: bellissimi posti, organizzazione perfetta, sembrava di essere a Woodstock. Era tutto bellissimo e fatto
come si deve. Ho un ricordo bellissimo di tutta la Svizzera, che ho girato in lungo e in largo, dal Ticino (ricordo bene Bellinzona), alla parte
tedesca e quella francese. E tutti i luoghi in cui sono stato, al di là del paesaggio tenuto perfettamente, come se fosse il salotto di casa, hanno un comune denominatore: una cura eccezionale per i luoghi adibiti alla musica. In Italia abbiamo a Roma l’Auditorium Parco della Musica, ma in Svizzera avete posti di questo tipo anche nelle cittadine più piccole. Mi sono esibito anche in posti che contenevano nemmeno 1’000 persone, ma che erano fighissimi, tutti in legno, in materiale fonoassorbente, predisposti solo ed esclusivamente per eventi musicali. Siete attrezzati e rispettosi nei confronti di un’arte come quella musicale. Quindi posso solo parlare bene della Svizzera».

E il pubblico?
«È vero che ci sono molti italiani, e dunque ci si sente un po’ a casa. Ma anche in Svizzera tedesca e francese i concerti sono sempre stati
animati da un pubblico caloroso».

Sei spesso in giro, tra concerti e interviste. Come ti mantieni in forma?
«Faccio sport. Quando posso in palestra faccio la mia sessione di 40 minuti di workout. Cerco sempre di allenarmi al mattino, così ho energia per tutto il giorno. Una mia giornata ricca di impegni è tosta da condurre, perché tra interviste e programmi televisivi devi sempre essere sul pezzo, non puoi permetterti di cedere nemmeno un secondo. Un corretto allenamento aiuta questo stile di vita, e ad avere una resa maggiore sul palco, senza fiatone».

E l’alimentazione?
«Mi piace mangiare! Sono emiliano, un godereccio. Mangio meglio e cucino peggio però».

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