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CANTONEMirko e Barbara, le nuove voci del Morning Show

12.09.19 - 06:01
Andiamo a conoscere le new entry del programma mattutino di Radio Ticino
RADIO TICINO
Gli speaker in posa.
Gli speaker in posa.
Mirko e Barbara, le nuove voci del Morning Show
Andiamo a conoscere le new entry del programma mattutino di Radio Ticino

LOCARNO - Barbara Buracchio e Mirko Mengozzi sono le new entry del Morning Show di Radio Ticino, il programma della mattina dell'emittente. Due nuove voci che vanno a integrarsi in un team già collaudato. 

Cosa si prova a essere parte del Morning Show di Radio Ticino?
Barbara: «A dire la verità, quando mi hanno proposto la conduzione del Morning Show all’inizio non ci credevo. Malgrado la mia età, sono relativamente novellina in campo radiofonico, quindi non osavo sperare in una responsabilità del genere. Detto questo, condurre il programma tutti insieme è davvero divertente e cerco di non dimenticarmi mai quanto sia un privilegio lavorare in ambiente del genere».
Mirko: «Sicuramente un grande piacere e onore. Quando mi è stato proposto dal direttore artistico Matteo Vanetti ho accettato con grande entusiasmo, anche perché il Ticino lo vivo da 20 anni grazie ad ad alcuni amici che sono qui… il mio testimone di nozze è di Biasca! Un grazie lo dico ad Aldo Paolini, un professionista della radio e ancor prima amico. Se sono atterrato nella galassia di Radio Ticino c’è tanto di suo».

Cosa vi piace di più del programma? 
B: «Ci sono due cose in cui ho sempre creduto molto: il potere della musica e il potere della risata. Quindi condurre un programma radiofonico che accompagna il risveglio degli ascoltatori in modo divertente per me è un onore. Pensare che con la canzone giusta o con una battuta si potrebbe dare una svolta alla giornata di qualcuno mi emoziona. Ma - come diceva il saggio - da grandi poteri derivano grandi responsabilità!».
M: «A oggi la base importante del programma è sicuramente la programmazione musicale frizzante, un caffè musicale per affrontare al meglio la giornata. Strato per strato andremo a costruire uno show che possa essere al servizio di chi ci ascolta: mi piacerebbe che gli ascoltatori fossero parte attiva nel format».

E la cosa che, se poteste, invece cambiereste?
B: «Della trasmissione in sé, nulla. L’unica nota negativa parte da me, o meglio da una lotta interiore che devo affrontare ogni mattina. Io mi sveglio motivata e piena di buoni propositi. I miei neuroni invece si oppongono fermamente e dicono che prima delle 8 non dovrei neanche permettermi di interpellarli. Stiamo cercando un accordo amichevole, ma per ora vincono loro...».
M: «Penso ci sia una buona base di partenza. Aggiungere, non cambiare».

Qual è la sfida più impegnativa di questo lavoro?
B: «È importante tener sempre presente che i tempi sono cambiati (e se dico così suono vecchia, lo so...). Ma in passato in certi contesti la radio era l’unico mezzo a disposizione, l’approccio quindi era completamente diverso. Oggi invece esistono innumerevoli alternative per chi vuole ascoltare musica, essere informato, o anche solo avere un sottofondo durante la giornata. Quindi bisogna sempre chiedersi se quello che si sta facendo è meritevole di essere scelto tra tutte le altre possibilità. E se non lo è bisogna correggere il tiro per premiare la fedeltà degli ascoltatori e offrirgli un prodotto di qualità».
M: «Premetto che fare radio non è un lavoro ma una grande passione. La radio ti permette di mostrare a chi ti ascolta te stesso. La mission è diventare ancor di più un punto di riferimento per il buongiorno del Ticino».

Barbara, per te non è la prima esperienza a Radio Ticino, giusto?
«In effetti nella scorsa stagione ho condotto la trasmissione “Che resti tra noi” con Dario Bandettini la domenica pomeriggio. È stata l’occasione per rompere il ghiaccio e rendersi conto cosa voglia dire gestire una diretta (fondamentalmente tanto, tanto sudore!). Gli sono grata, perché è stato lui a propormi di iniziare questa nuova avventura radiofonica».

Il grande pubblico ti conosce soprattutto per “Frontaliers”: qualche volta ti viene la tentazione di fare la voce di Amélie?
«Quando reciti ti capita di mettere in scena dei personaggi che sono molto affini a te, e quindi li interpreti piuttosto facilmente e con naturalezza. Altre volte invece ti capita di doverti trasformare in personaggi che sono talmente lontani da te da sembrare inarrivabili. Sebbene sia molto legata ad Amélie (direi che siamo cresciute insieme in questi anni), la mia malsana inclinazione a complicarmi la vita mi porta ad ambire anche ad altri ruoli completamente diversi. Per questo motivo è innegabile che Amélie sia una parte di me, ma sto lavorando per dimostrare che io non sono solo Amélie».

Sei attrice, doppiatrice, sceneggiatrice, giornalista e tanto altro ancora: cos’ha la radio che queste altre bellissime professioni non hanno?
«Una caratteristica che tutte queste attività hanno in comune è quella di raccontare storie: storie che possono essere riportate, interpretate o inventate a dipendenza di quello che sto facendo. C’è però sempre stato una sorta di filtro tra me e il pubblico, imposto dalla finzione, dallo schermo...  Anche con la radio non c’;è un contatto diretto ovviamente, ma le modalità di lavoro (in particolare i tempi stretti, e l’improvvisazione) ti portano ad essere più autentica. Certo puoi lavorare sulla caratterizzazione, giocare su alcuni aspetti della tua personalità ed enfatizzarli, ma alla fine quello che esce sei tu. E per me questa è una novità, oltre che un salto nel vuoto».

Mirko, tu sei lo speaker ufficiale dell’Inter: cosa si prova ad accendere gli animi in un grande stadio come il Meazza?
«Anche l’Inter, come la radio, è per me una grande passione, un grande Amore con la A maiuscola. Sono lo speaker ufficiale dell’Inter da 13 anni ma ogni partita è come fosse la prima. In questi anni si è creato un grande legame con tutti i tifosi e questo mi riempie di gioia. Semplicemente bellissimo! Forza Inter!».

Pronunciando quali nomi dei giocatori nerazzurri ti esalti (ed esaltavi) maggiormente?
«Tutti e sempre, specialmente dopo un gol o un rigore parato come quello di Julio Cesar nel derby».

I colleghi non di fede interista come ti hanno accolto?
«Fortunatamente sono stato accolto molto bene da tutti i nuovi colleghi, interisti e non».

Cosa volete dire al vostro pubblico (e magari anche a chi si sintonizzerà dopo aver letto questa intervista)?
B: «Vorrei semplicemente ringraziarli per aver scelto noi! E rassicurarli: sono solo all'inizio. Mi piace sperare che ci sia ancora margine di miglioramento!».
M: «Collegatevi! Fate parte anche voi della combriccola di Radio Ticino e divertiamoci insieme. Viva la radio».

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