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CANTONEDana Gillespie, tanto blues e... Swingin' London

23.08.19 - 06:01
Dana Gillespie si appresta a tornare in Ticino: lo farà in occasione della 31esima edizione di Blues to Bop, in programma a Lugano (e Morcote) dal 29 agosto al 1. settembre
Dana Gillespie, tanto blues e... Swingin' London
Dana Gillespie si appresta a tornare in Ticino: lo farà in occasione della 31esima edizione di Blues to Bop, in programma a Lugano (e Morcote) dal 29 agosto al 1. settembre

LUGANO - Il suo è l’ultimo nome annunciato. Non a caso, del resto. Parliamo di una superstar. Di Dana Gillespie. Ovvero di colei che ha vissuto, cibandosi di tutto ciò che girava nell’aria e nel tempo, la Swingin’ London. Sì, quella del giovane Jagger, di David Robert Jones - colui che di lì a poco si sarebbe trasformato in David Bowie -, di Pete Townshend, di Roger Daltrey e di tanti, tanti altri che, prepotentemente, conferirono un’altra (potentissima) sferzata alle dodici battute del blues. Dana era lì, giovanissima, nei club fumosi di quella Londra in pieno fermento, musicale e culturale.

A distanza di due anni, dopo gli splendidi show tenuti nell’ambito di JazzAscona 2017, tra qualche giorno Dana Gillespie farà di nuovo tappa in Ticino, questa volta - per un’unica performance - nelle vesti di “Special guest” della matinée domenicale (1. settembre, alle 11 in Piazza Cioccaro) di Blues to Bop 2019.

Dana, cosa ci attende, esattamente, alla matinée?

«…(ride) Tanta bella musica!».

Non avevo dubbi, ma vuoi entrare nel dettaglio?

«Mi esibirò in un set acustico - esplorando le origini del blues -  con Max & Veronica, ovvero Max De Bernardi e Veronica Sbergia: lui è un chitarrista fantastico e lei è dotata di una voce angelica. Non si tratta di complimenti gratuiti, anche perché, sulle voci femminili in particolare, sono molto rigida. Inoltre, il repertorio di Max & Veronica è costruito da blues originale e autentico. Al contrabbasso, nel contempo, vedrete Alessandra “CekkaLou” Cecala. Per me sarà un onore cantare al loro fianco».

Non si tratta del tuo primo Blues To Bop… Per cui mi chiedevo qual è il tuo ricordo di Norman Hewitt, il papà del festival.

«Ci conoscevamo dagli anni Ottanta. Con Norman, inglese, come me,  avevo un sacco di cose in comune, soprattutto legate agli anni della giovinezza. Non dimenticherò mai nemmeno il suo “british sense of humor” e la sua innata gentilezza. Era sempre bello andare a casa sua, che traboccava di dischi e di libri. Ricordo inoltre quando mi invitò al suo programma radiofonico: la sua passione per il blues era da pazzi, nell’accezione positiva del termine, ovviamente. Lui sì che trasmetteva dell’ottima musica...».

Con la Al Cook Band pochi mesi fa hai pubblicato “Take It Off Slowly” (Wolf Records, 2019)... Che vuoi dirmi al riguardo?

«Era un po’ che discutevo con Al di come confezionare un album: raccoglie sette cover, tra le quali, ad esempio, “I Want My Hands On It” di Big Bill Broonzy, e cinque pezzi originali. Ci siamo divertiti - sai, versi e strofe si nutrono di espliciti riferimenti sessuali - ed è per di più stato accolto molto positivamente dalla critica… Nel contempo, mi sono focalizzata anche sul mio prossimo lavoro con la London Blues Band, che uscirà in ottobre tramite Ace Records».

Vuoi anticipare il titolo?

«Certo! Si intitolerà “Under My Bed” (“Sotto il mio letto”, ndr)».

Non posso non chiederti cosa troveremo all’interno del disco...

«Raccoglierà pezzi originali, in cui si riflettono tante cose accadute nella mia vita… Ricordi custoditi in un posto speciale…».

E in realtà sotto il tuo letto cosa potremmo trovare?

«…(ride) Beh, tanti dischi blues…».

Magari anche una copia del celebre - e praticamente introvabile - lp promozionale (BOWPROMO1) dato alle stampe nel 1971, in cui figura David Bowie sul lato A e Dana Gillespie sul lato B?

«…(ride) Certo! Ed è l’unica copia che ho. Se non ricordo male uscì in soli 300 esemplari (altre fonti dicono 500, ndr). Mi hanno detto che recentemente ne è stato venduto uno a oltre 5mila sterline… Quelle mie registrazioni, così come tutto ciò che incisi tra il 1971 e il 1974 - quando io e David avevamo il medesimo manager -, comprese diverse demo, sono state pubblicate a fine marzo nella raccolta “What Memories We Make - The Complete MainMan Recordings 1971-1974”. “Andy Warhol”, che Bowie scrisse per me, ad esempio, all’interno della produzione figura in tre versioni…».

La tua è stata una vita piena, di musica e di incontri… Cosa non dimenticherai mai?

«Beh, le cose sono davvero tante… Se ne devo scegliere un paio ora su due piedi, posso dirti quando, nel 2010, ho incontrato e cantato per Sai Baba e quando negli anni Novanta sono stata in tour con Bob Dylan…».

Prima di concludere volevo fare un salto nella Swingin’ London: l’ultima volta che abbiamo parlato non ti ho chiesto di Jimi Hendrix. In quel periodo anche lui girava da quelle parti…

«Hai ragione, ma forse Jimi è uno dei pochi che non ho conosciuto personalmente… L’ho visto però sul palco dare fuoco alla sua Stratocaster… (ride)».

 

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