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ITALIAQuentin Tarantino: «Tutta la mia opera è violenza»

03.08.19 - 19:04
Il regista ha presentato "C'era una volta... a Hollywood" a Roma. Il film a Locarno sarà proiettato sabato prossimo nell'ambito del Festival di Locarno
keystone-sda.ch/ (RICCARDO ANTIMIANI)
Quentin Tarantino: «Tutta la mia opera è violenza»
Il regista ha presentato "C'era una volta... a Hollywood" a Roma. Il film a Locarno sarà proiettato sabato prossimo nell'ambito del Festival di Locarno

ROMA - «La conferenza stampa più intellettuale che abbia mai fatto». Si chiude così, tra le rumorose e sincopate risate di Quentin Tarantino, la conferenza stampa a Roma di "C'era una volta... a Hollywood" che in Italia sarà in sala dal 18 settembre con la Warner Bros, mentre a Locarno sarà proiettato sabato prossimo nell'ambito del Festival di Locarno.

Insieme a lui, che indossava un'emblematica t-shirt nera con la scritta Brutalism, Leonardo DiCaprio e Margot Robbie, due dei protagonisti del film che sono stati oggetto di vero tifo da stadio ieri sera all'anteprima romana.

Nessun accenno alle molte polemiche che accompagnano il film - da quella degli animalisti per il trattamento del pitbull Sayuri a quella della figlia di Bruce Lee per la rappresentazione, fino alla ricostruzione del caso Sharon Tate senza aver neppure consultato Polanski - che tra l'altro va forte al box office.

Comunque un Tarantino 'tarantolato' quello che si è visto oggi a Roma. A un certo punto parlando della sua passione per gli spaghetti western dice: «Un critico inglese, Laurence Staig, anni fa ha scritto il libro 'Italian Western. The Opera of violence' ed è in fondo, almeno per quanto riguarda la violenza, quello che sto facendo io con tutta la mia opera».

Tre gli interpreti principali di questo film, passato al Festival di Cannes in concorso e ambientato nella Hollywood di fine anni Sessanta, Leonardo DiCaprio nei panni di Rick Dalton, attore di western tv di serie B pieno di fragilità, e Brad Pitt (Cliff Booth), suo stuntman e amico di lunga data che è come la parte mancante di Dalton, una persona che potrebbe ucciderti con un cucchiaio. Infine, a completare il quadro, la bellissima Margot Robbie nei panni di Sharon Tate (uccisa proprio nel 1969 dalla setta di Charles Manson) che, guarda caso, è una vicina di Rick Dalton.

«Credo ci sia un elemento di nostalgia in questo film», ammette Tarantino. «Hollywood era diversa allora, il cinema stesso era diverso. La prima cosa che mi viene in mente quando mi fanno questa domanda sono i set meravigliosi che c'erano allora. Tutto veniva costruito da zero e servivano un sacco di soldi. Ora neppure le grandi produzioni - spiega il regista di Pulp Fiction - se lo possono permettere. E tutto questo a danno dell'artigianato che sta scomparendo».

Dice invece della sua storica passione per il cinema italiano: «Adoro i film di genere, i cosiddetti B-movie, e ho sempre amato quelli italiani, western o commedia sexy, cappa e spada, peplum o polizieschi. Va detto che gli italiani hanno reinventato questi generi, parlo di registi come Sergio Leone, Sergio Corbucci, Sergio Sollima e Duccio Tessari. Anche perché molti di loro avevano iniziato come critici o come grandi appassionati di cinema».

In "C'era una volta... a Hollywood" un ennesimo tentativo, da parte di Tarantino, di cambiare la storia verso il meglio, proprio come aveva fatto in "Bastardi senza gloria" e "Django Unchained": «È vero, con questo film chiudo una trilogia. Non posso dire però che il cinema abbia il potere cambiare la storia, ma certo può avere la sua influenza».

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