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ITALIAMonty Python, i 50 anni della comicità dell'assurdo

12.05.19 - 17:00
Sui palcoscenici universitari di Oxford e Cambridge, sul finire degli anni Sessanta, stava per prendere il fenomeno più rivoluzionario e irriverente del teatro
Monty Python, i 50 anni della comicità dell'assurdo
Sui palcoscenici universitari di Oxford e Cambridge, sul finire degli anni Sessanta, stava per prendere il fenomeno più rivoluzionario e irriverente del teatro

ROMA - «Quelli eran giorni» cantavano Mary Hopkin e Sandie Shaw combattendosi a colpi di hit parade il gradino più alto del podio. Era la fine del 1968 e nel teatro della cultura giovanile inglese si stava per affacciare il fenomeno più rivoluzionario, irriverente, originale di quegli anni.

Tra i palcoscenici universitari di Oxford e Cambridge e gli studi della BBC prendeva forma un gruppo comico che avrebbe fatto storia. Nacque per caso, nel maggio 1969, il sodalizio dei Monty Python composto dagli oxfordiani Terry Jones e Michael Palin, dai laureati a Cambridge Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle cui si aggiunse l'americano Terry Gilliam. I primi cinque avevano il teatro nel sangue, mentre il sesto portava il cinema iscritto nel Dna.

Ciascuno aveva già raggiunto una certa popolarità nel fatidico '68, ma messi insieme da Cleese e Chapman diedero vita a un cocktail irresistibile che univa il nonsense dei Fratelli Marx, la lezione straniata del Peter Sellers di "Hollywood Party", la comicità demenziale di "Helzapoppin", il teatro dell'assurdo di Ionesco, le radici del surrealismo e del "flusso di coscienza" joyciano.

Anima del gruppo fu all'inizio Graham Chapman, ma la sua instabilità dovuta all'alcolismo e la sua diffidenza al lavoro in gruppo indussero Cleese ad allargare il parco degli autori cui la BBC aveva dato mano libera per inventare un programma totalmente nuovo e in sintonia con il pubblico giovane. Il nome del "Flying Circus" con cui debuttarono veniva dalle pattuglie volanti tedesche della prima guerra mondiale, ma Cleese suggerì di dare un nome al gruppo e suggerì di adottare il nomignolo "Monty" del generale Montgomery e la suggestione del "Pyton", il serpente stritolatore.

Il "Monty Python's Flying Circus" debuttò ufficialmente alla tv britannica il 5 ottobre 1969, Terry Gilliam assicurò le formidabili animazioni che accompagnavano i titoli di testa e scandivano i vari sketch e il successo fu così fulminante che la serie fu protratta per un totale di 4 stagioni e 45 episodi.

Il salto nel cinema avvenne già nel 1971 con una pellicola ("E ora qualcosa di completamente diverso") che raccoglieva il meglio delle diverse scenette senza un vero copione e un filo conduttore nonostante gli sforzi del regista Ian MacNaughton che già assisteva il gruppo alla televisione.

Fu così che nel 1975, i sei si lanciarono nella produzione di un vero film a trama, con un budget bassissimo e l'inedito duo di Terry Gilliam e Terry Jones alla regia. Era "Monty Python e il Sacro Graal" e vedeva Re Artù (Chapman) impegnato nella ricerca del mitico calice con la complicità dei migliori cavalieri della Tavola Rotonda. Ancora una volta il successo fu travolgente, anche in America. Fu così che nel 1979 il sestetto si riunì ancora per il trionfale "Brian di Nazareth" in cui un malcapitato galileo finisce coinvolto negli eventi di Gesù, suscitando polemiche e scandalo nei paesi cattolici, tanto che in Italia sarebbe arrivato solo nel 1991.

Nel frattempo il fenomeno Monty Python aveva preso proporzioni tali da conquistare anche la critica, tanto che il successivo "Il senso della vita" (1983) vinse il premio della giuria al Festival di Cannes. In verità però quello era anche il canto del cigno del gruppo: la morte prematura di Graham Chapman nel 1989 tolse agli altri ogni voglia residua di continuare insieme; fondata una società che gestisse equamente i proventi degli anni d'oro i Monty Python non si sono mai sciolti ufficialmente, spesso hanno avuto voglia di collaborare a piccoli gruppi, ma hanno sempre scartato l'ipotesi di una vera "reunion".

Solo il carisma di George Harrison li aveva convinti a restare insieme già al tempo di "Brian di Nazareth" (da lui prodotto) e per una sorta di "secondo lavoro" con una ragguardevole carriera musicale; per ricambiare quattro di loro sarebbero apparsi sullo stesso palco nel "Concert for George" del 2002.

Al cinema invece Terry Gilliam avrebbe coinvolto Eric Idle nelle "Avventure del barone di Munchhausen" (1988), John Cleese avrebbe chiamato Michael Palin per la sceneggiatura e l'interpretazione di "Un pesce di nome Wanda" diretto da Charles Chrichton nello stesso '88; quanto a Terry Jones avrebbe fatto ricorso ai suoi vecchi compagni d'avventura due volte: in "Il vento nei salici" del 1996 e "Absolutely Anything" del 2012. Ma i cinque superstiti non ci sono mai tutti insieme.

Per dare una misura dell'incidenza del fenomeno "Monty Python" sulla vita e la cultura inglese basteranno due esempi: in un suo celebre discorso al partito conservatore, la premier Margaret Thatcher usò una loro scenetta (lo sketch del pappagallo morto) per deridere i liberal-democratici; quando parliamo di spamming non sappiamo di riprendere un neologismo coniato dal gruppo per lo sketch intitolato appunto "spam". E nel firmamento esistono oggi sei asteroidi con i nomi dei componenti dei "magnifici sei".

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