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CANTONELaura Morante: «L'arte non ha bisogno soltanto di numeri»

12.04.19 - 06:01
Laura Morante torna oggi alle 18 agli Eventi Letterari Monte Verità: l’attrice e regista italiana presenterà il suo primo libro, “Brividi immorali” (La nave di Teseo, 2018)
Archivio Keystone
Agli Eventi Letterari Monte Verità Laura Morante presenterà il suo primo libro, "Brividi immorali".
Agli Eventi Letterari Monte Verità Laura Morante presenterà il suo primo libro, "Brividi immorali".
Laura Morante: «L'arte non ha bisogno soltanto di numeri»
Laura Morante torna oggi alle 18 agli Eventi Letterari Monte Verità: l’attrice e regista italiana presenterà il suo primo libro, “Brividi immorali” (La nave di Teseo, 2018)

ASCONA - Dal grande schermo - diretta, tra i tanti, da Bertolucci, Moretti, Monicelli, Verdone e Malkovich - al teatro, alla tv. La scorsa primavera Laura Morante ha messo nero su bianco, su richiesta della regista - nonché direttrice generale ed editoriale de La nave di Teseo Elisabetta Sgarbi -, quei “Brividi immorali” che si introducono «dentro i segreti dei rapporti familiari, degli amori, delle amicizie: racconti e interludi di rancori e di piccoli tradimenti».

Signora Morante, una forma d’arte, la scrittura, che da sempre è nel suo dna…

«Non lo so… (ride) Sono nata in provincia (Santa Fiora, Grosseto, ndr) e, crescendo in una piccola località, gli unici svaghi per me e per i miei fratelli erano i giochi e i libri...».

Che tipo di rapporto ha avuto con sua zia Elsa (la scrittrice Elsa Morante, ndr)?

«Non l’ho avuto, se non quando ero bambina: all’epoca veniva da noi abbastanza spesso, in particolare per le feste comandate, e carica di regali che poi distribuiva con delle lotterie. Poi, d’un tratto, il rapporto tra lei e mio padre si è spezzato: di conseguenza, l’ho rivista in un’unica occasione: quando venne a trovare papà in ospedale...».

Archivio KeystoneAgli Eventi Letterari Monte Verità Laura Morante presenterà il suo primo libro, "Brividi immorali".

Perché solo ora la scelta di pubblicare il suo primo libro?

«Ho scritto sceneggiature, ma probabilmente non avrei mai pubblicato un libro se non fosse stata Elisabetta Sgarbi a insistere molto: si era messa in testa che io lo dovessi fare… O forse, affettuosamente, ha voluto interpretare un mio desiderio. Un mio desiderio che, senza di lei, altrimenti, non avrei mai realizzato».

Cos’è “Brividi immorali”?

«Un’alternanza di racconti concepita in una maniera forse un po’ anomala: alcuni con uno sviluppo narrativo, mentre altri, visto che a me piace la forma molto breve, sono degli apologhi che ho voluto chiamare interludi».

Che mi dice del coinvolgimento di Nicola Piovani all’interno del progetto?

«Siamo amici da tanti anni, per cui gli ho chiesto di scrivere un pentagramma ispirato a ognuno di questi racconti brevi. E lui, per ognuno, ne ha scritti due: uno in apertura e uno in chiusura».

Quanto c’è di autobiografico all’interno della raccolta?

«Veramente di autobiografico non c’è niente, se non alcuni elementi, alcuni spunti».

Il libro potrebbe trasformarsi in un film?

«Il libro sicuramente no. Forse uno dei racconti. È una cosa che inizialmente non volevo fare, ma visto che me lo hanno chiesto in tanti, ora la possibilità, in qualche modo, si sta delineando. Diciamo che c’è un progetto».

Di quale racconto si tratta?

«Del primo, “La mia amica Giovanna”».

Con la sua regia?

«Sì…».

Anche la regia l’ha sperimentata, diciamo così, soltanto in tempi recenti...

«Avevo tentato anche prima, ma in Italia non era così semplice. Tant’è vero che per il mio primo film da regista, “Ciliegine” (2012), il produttore l’ho trovato in Francia: calcoli che dal momento in cui io e Daniele Costantini abbiamo iniziato a scriverlo fino a quando l’abbiamo realizzato sono passati quasi sette anni... Per il secondo, “Assolo” (2016), invece, è stato molto più facile, chiaramente perché il primo era andato bene...».

Con quale regista tornerebbe a lavorare?

«Avrei lavorato volentieri a vita con Alain Resnais. Purtroppo ho fatto un solo film con lui (“Cuori”, 2006) e non c’è più. Per me è stata forse l’esperienza più bella, proprio dal punto di vista dell'incanto delle riprese».

Com’è lavorare con Nanni Moretti?

«Soprassediamo… (ride). Ci siamo conosciuti che eravamo entrambi molto giovani, quindi per me è una specie di fratello, ma un fratello con il quale i rapporti sono sempre stati molto faticosi...».

Archivio KeystoneCon Nanni Moretti in un fotogramma de "La stanza del figlio" (2001).

E con Carlo Verdone, invece?

«Mi sono molto divertita. E tornerei molto volentieri a lavorare con lui: è una persona estremamente affettuosa…».

In quali condizioni di salute è attualmente il cinema in Italia?

«Non saprei… Anche perché lo stato di salute di qualsiasi cosa lo si misura solo con gli incassi… Diciamo che la mia visione è un pochino più romantica… Il cinema, come l’arte in generale, non ha bisogno soltanto di numeri…».

 

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